I sacerdoti del “Politicamente Corretto”, la vera causa del razzismo?

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Prima di entrare nel merito c’è da fare subito una precisazione: il razzista è colui che crede che la sua razza sia biologicamente ed intellettualmente superiore ad altre. I sacerdoti del “Politicamente corretto” però hanno deciso di utilizzare questo termine a dismisura, senza entrare nel merito e con il mero obiettivo di squalificare dal dibattito chiunque ponga opzioni alternative per affrontare il forte fenomeno migratorio che contraddistingue la nostra epoca. Gli esaltati compaiono dappertutto, questo è fisiologico, e sicuramente è poco apprezzabile chiunque invochi camere a gas o qualunque altra forma di violenza nei confronti di altri uomini, ma l’esaltazione di pochi sembra oramai diventata un pretesto per etichettare e dipingere con la lettera scarlatta tutto il fronte critico a quest’immigrazione. La crisi globale che ha eliminato il ceto medio, offrendoci una società precaria ed instabile, ha instillato nel cittadino la spasmodica ricerca di un colpevole ed il sentimento di repulsione verso chiunque si ritrovi nel gradino più alto della società. Questa ondata migratoria ha invece sovrapposto due disperazioni, quella del migrante che raggiunge l’Italia in cerca di fortuna e quella appunto della popolazione indigena. Il grande interessamento verso la questione dei migranti da parte dell’Unione Europea, di numerose realtà politiche e dal Vaticano, suscita rabbia nel cittadino italiano che, sentendosi giustamente messo in secondo piano, riversa il suo rancore verso il migrante, altra vittima di questo processo. In questo senso i Sacerdoti del Politicamente Corretto hanno deciso di colpevolizzare e tacciare di razzismo chi invece va compreso, capito ed aiutato. Basta frequentare le periferie italiane per capire la situazione di disagio e la bomba sociale oramai esplosa, pertanto non sono del tutto illegittime le rimostranze dei cittadini, e quindi sarebbe cosa buona e giusta che si analizzi realisticamente la situazione, invece di continuare a colpevolizzare i cittadini italiani e quindi gettare benzina sul fuoco, rischiando di amplificare quella che di questo passo assumerà i contorni di una vera e propria guerra civile.

Christian Carbone 

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