Conte come Schettino, ma il divorzio è “consensuale”

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La notizia è giunta agli onori della cronaca sportiva intorno alle ore 20 di ieri. Ed è una notizia che scotta e che di certo non passa inosservata.

La Vecchia Signora ha perso il suo condottiero, l’artefice delle ultime tre gloriose stagioni, il padre dei tre Scudetti consecutivi e delle due Supercoppe Italiane, il recordman che ogni tifoso vorrebbe sulla propria panchina. L’addio è stato comunicato tramite un video caricato sul sito ufficiale della Juventus nel quale l’ormai ex allenatore bianconero dà la triste novella.

I perchè della rottura nella motivazione ufficiale data dai vertici della società di Corso Galileo Ferraris, nella persona del Presid. Agnelli, in una lettera di addio, non vengono neppure lontanamente menzionati. Belle e commuoventi le parole usate dal Presididente Agnelli che ringrazia infinitamente Conte per ciò che è stato. Sulla stessa scia le parole di Capitan Buffon che nella conferenza stampa parla di “perdita grave”, ma non di “anno zero”. L’attaccante basco Fernando Llorente invece si limita ad esprimere sul suo profilo facebook il piacere di aver lavorato con l’allenatore salentino, con tanto di hashtag #grazieconte. Lo emula Marchisio.

Insomma si sprecano i sentitissimi ringraziamenti nei confronti dell’allenatore. Eppure tentare di coprire tutta la balorda vicenda con l’irrisorio velo di una millantata «consensualità» potrebbe essere considerato irrispettoso nei confronti dei tifosi: quegli stessi tifosi che non hanno affatto scordato che poco più di un mese fa il duo Marotta-Agnelli, di fronte al piagnisteo contiano, ha fatto fuoco e fiamme per far sì che il tecnico rinnovasse; tanto che, ricevuto il due di picche, si è accontentato poi, quantomeno in maniera provvisoria, della naturale scadenza del contratto del 2015 e della promessa di una futura discussione del rinnovo con tanto di scarna e fredda comunicazione ufficiale di una conferma poco convinta fin dal principio: “Stagione 2014/2015: allenatore Antonio Conte”. D’altronde anche una società storica e vincente come la Juventus, nonostante i successi degli ultimi anni, ha in qualche occasione dimostrato di non aver gestito al meglio determinate situazioni: dalla pessima gestione del caso Del Piero all’incapacità di sedare i logoranti comportamenti infantili dell’allenatore, passando per il mancato controllo di dichiarazioni alla stampa che avrebbero dovuto rimanere affar di famiglia. E, per ultimo, il fatto che Massimiliano Allegri sia il nuovo allenatore dei campioni d’Italia.

Ma di fronte all’inspiegabile (“le divergenze di mercato” vanno decisamente catalogate nella categoria dell’inspiegabile) ed improvviso (se così non fosse, e si trattasse invece di una decisione ponderata, la scelta dei tempi è alquanto criticabile) abbandono Contiano alla Schettino, in fondo, basterebbe interpretare estensivamente il principio secondo cui “i giocatori passano ma la juve resta” anche agli allenatori e il dado è tratto. I perché svaniscono. Al contrario delle preoccupazioni. Quelle, in casa Juve, restano eccome: una su tutte riguarda chi siederà al posto di colui che è stato il miglior allenatore che la serie A vantava. Quello stesso allenatore che si è ritrovato a non avere più stimoli per non esser stato accontentato, e, nonostante la sua marcata juventinità non è riuscito a placare il suo orgoglio, nè a scendere a compromessi con la società di cui era parte. Quello stesso glorioso allenatore che ha lasciato i bianconeri, il 15 luglio, senza una guida tecnica e, di conseguenza, senza un efficiente e credibile piano di mercato. In fondo bastava che Marotta & Co. gli ricordassero gli schiaffi europei per farlo tornare coi piedi per terra; perché storicamente i grandi allenatori hanno sempre dimostrato di saper vincere anche senza giocatori acquistati a cifre improponibili (vedi Mourinho alla guida del Porto; Simeone all’Atletico, ecc).

Si è chiuso un ciclo. E dalle poco confortanti news dell’ultim’ora pare che difficilmente se ne aprirà un altro con Allegri nuovo allenatore per la “gioia” dei tifosi bianconeri.

 

Paolo Maria Rachele