Crisi agricoltura, il grido inascoltato delle associazioni

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Rete Campagne in Lotta e l’Associazione il Sole di Calabria, ha inviato a diversi attori istituzionali una lettera per denunciare lo stato di abbandono e sfruttamento in cui versa il sistema agro-industriale della Piana di Gioia Tauro, con particolare riferimento al mercato agrumicolo.
Questa lettera, è stata inviata lo scorso dicembre alla Regione Calabria, alla Procura della Repubblica, al Ministero dell’Agricoltura e al Garante della Concorrenza e del mercato. Rappresenta un ulteriore tentativo, da un anno a questa parte, di chiedere un incontro per affrontare e risolvere il difficile stato attuale dell’economia agricola della Piana di Gioia Tauro. Ma ad oggi non abbiamo ancora ricevuto nessuna risposta.

In allegato il contenuto della missiva

L’associazione “Il Sole di Calabria” – con sede a Via della Pace presso il comune di Rosarno -, la quale rappresenta anche se indirettamente tutti i produttori che operano nel territorio della Piana di Rosarno/Gioia Tauro, insieme alla Rete Campagne in Lotta, che supporta i lavoratori delle campagne – in particolare per coloro che operano nel comparto agroindustriale – su tutto il territorio nazionale, negli ultimi mesi hanno deciso di intraprendere congiuntamente un percorso vertenziale. Si sono incontrati e confrontati, andando a costituire un fronte comune, basato sull’amara constatazione che nella situazione attuale nella Piana di Rosarno/Gioia Tauro la produzione di agrumi non ha futuro, a meno di interventi strutturali per la riorganizzazione del comparto.

Entrambe queste realtà infatti da diversi anni denunciano autonomamente le deplorevoli condizioni in cui sono costretti a lavorare, attraverso attività vertenziali e di denuncia, articoli sui giornali, interventi pubblici, manifestazioni e incontri con diverse autorità locali e nazionali. Nonostante il grido di disperazione, né la politica né le istituzioni preposte hanno manifestato il minimo interesse per tale situazione, divenuta oramai insostenibile. 

I braccianti da alcuni anni si sono costituiti in un comitato di lavoratori autorganizzati che lavorano in diverse regioni italiane, dalla Calabria alla Puglia, sostenuti dalla rete nazionale Campagne in Lotta. Dopo la nota rivolta dei lavoratori immigrati a Rosarno nel gennaio 2010, i riflettori non si sono accesi solo sulle loro condizioni di lavoro e di vita, ma è emerso sempre più chiaramente anche il meccanismo sul quale si fonda parte dell’agricoltura italiana, considerando soprattutto la dimensione agroindustriale. Quindi i braccianti, coloro che la terra la lavorano senza possederla,  essendo l’ultimo anello della filiera sono ovviamente investiti in pieno e più di tutti da questo meccanismo di impoverimento, con paghe da fame e senza alcuna possibilità di vedersi versati i contributi e di avere quindi accesso ai diversi istituti previdenziali (malattie, ferie, maternità, disoccupazione agricola).

Dal canto loro, i produttori oramai sempre più spesso sono costretti ad abbandonare le proprie terre o a cederle, perché i costi di produzione non sono sostenibili rispetto al guadagno effettivo. La maggior parte delle aziende agricole della Piana di Rosarno/Gioia Tauro – caratterizzate da piccole dimensioni, in linea con buona parte del tessuto produttivo italiano – nel corso degli anni è stata costretta a consorziarsi all’interno delle O.P. (Organizzazioni di Produttori) per poter accedere ai contributi europei e mantenere in vita le aziende, visto che i costi fissi necessari alla produzione sono troppo alti da sostenere.

Tali O.P. (che nascono come enti sociali senza scopo di lucro) vengono gestite a livello familiare e da pochi soggetti, i quali disattendono la vera natura dell’Ente che gestiscono per accumulare immense ricchezze a discapito di coloro che hanno il diritto di partecipare alla suddivisione degli utili e dei contributi forniti dalla Comunità Europea. In poche parole, queste Associazioni – che dovrebbero spartire gli utili e i benefit – si sono “ingrassate” sulle spalle degli agricoltori e dei braccianti. E non solo: in conseguenza di queste dinamiche, gli agricoltori messi in ginocchio sono costretti a vendere a prezzi irrisori i propri fondi, acquistati dagli stessi dirigenti delle O.P. e dai liberi commercianti, i quali peraltro mettono in atto pratiche di concorrenza sleale dando vita a veri e propri monopoli. Le O.P. controllano tutte le fasi della filiera produttiva, dalla compravendita dei semi alla manodopera – in molti casi squadre di lavoratori provenienti dall’Europa dell’Est, che vengono intercettate direttamente nei paesi d’origine e prestano lavoro in condizioni spesso peggiori rispetto a quelle dei “colleghi” non comunitari – ai macchinari, trasporti e imballaggi. E soprattutto, le O.P. controllano il prezzo di vendita alla Grande Distribuzione Organizzata, che durante la scorsa stagione si è attestato tra i 10/15 centesimi al chilo (per le clementine) per gli agricoltori più fortunati, mentre la maggior parte invece sono rimasti invendute.

Per le arance dirette alla trasformazione in succo, invece, il prezzo si è attestato intorno a 5/6 centesimi, prezzo quest’ultimo che non è in grado di compensare i costi di raccolta degli stessi. Per questo motivo il produttore è costretto a sottopagare i braccianti alle proprie dipendenze e a tagliare in generali i costi di gestione.

La cosa più grave è che nonostante i prezzi cosi bassi per gli agricoltori, il prodotto va a finire nelle grandi catene di supermercati del Centro-Nord a cifre da capogiro, per esempio, le clementine vengono vendute a 2/3 euro al chilo. Il guadagno, quindi, è tutto per le O.P., i commercianti, le aziende di trasformazione e la grande distribuzione, che dettano i prezzi dei prodotti risparmiando come sempre sugli attori più deboli e ricattabili della filiera – i piccoli produttori e gli operai agricoli.

È dunque evidente come in uno scenario del genere non ci sia margine di sopravvivenza né per gli uni né per gli altri, ed è proprio per questo che negli ultimi mesi si sono incontrati per la costruzione di un fronte di rivendicazione comune. Il tentativo è quello di ridisegnare l’agricoltura nella Piana di Rosarno/Gioia Tauro attraverso la riconversione della produzione agricola, favorendo la sua diversificazione, al fine di ridurre l’impatto economico, ambientale e sociale della monocultura, i cui effetti disastrosi sono ormai innegabili, sostenendo questo processo anche attraverso percorsi di formazione professionale, da sempre necessaria a questo settore produttivo, anche al fine di rendere i lavoratori meno precari e più stanziali sul territorio, in modo tale da poterli assumere non solo durante la stagione della raccolta degli agrumi ma anche per altre colture ed in altri momenti dell’anno (si prenda ad esempio la potatura degli alberi d’ulivo, dei Kiwi e degli agrumi vari, le quali prevedono tecniche che necessitano di una formazione specifica). La rivendicazione congiunta di produttori e braccianti pone al centro un cambiamento radicale del ruolo delle O.P., verificandone l’effettiva funzionalità e finalità, e se necessario ponendo la questione di un loro possibile commissariamento.

Alla luce di quanto sopra descritto, ad aprile scorso le due organizzazioni congiuntamente hanno sottoposto all’attenzione del Presidente della Regione Calabria, il quale detiene anche la delega all’agricoltura, le seguenti richieste e proposte operative:

1.      Verificare l’effettiva funzionalità e finalità dello scopo sociale di tutte le O.P. sparse sul territorio, e verificare se si pone la necessità di un loro commissariamento;

2.      Verificare le modalità di attribuzione dei Piani Operativi;

3.      Rendere pubblici e trasparenti tutti i finanziamenti regionali e comunitari in agricoltura, differenziandoli per territorio e per provincia.

4.      Rendere effettive le richieste fatte dai Comuni per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’anno 2014-2015;

5.      Istituire corsi di formazione professionale per lavoratori extracomunitari (senza che vi siano restrizioni legate a nazionalità e luogo di residenza);

6.      Sospensione di tutte le cartelle di pagamento aventi per oggetto la richiesta di tasse di bonifica sui terreni agricoli non raggiunti dai servizi del consorzio;

7.      Si chiede di conoscere le ragioni per le quali solo in provincia di Reggio non sono stati – seppur riconosciuti – erogati i pagamenti per le gelate dell’annata agrumaria 2007-2008 e di dare seguito a tale riconoscimento.

 

La Regione, inoltre,  si faccia promotore presso il Governo Centrale di:

Ø  attivare uno sgravio fiscale su tutti i carburanti per i mezzi agricoli;

Ø  rivedere la quota dei contributi agricoli a carico dei piccoli agricoltori;

Ø  verificare la possibilità di limitare i flussi in entrata dai Paesi in via di sviluppo, da cui giornalmente e con forte anticipo rispetto alla maturazione del nostro prodotto, viene immesso sul mercato un eccessivo quantitativo di prodotto di qualità inferiore anche sotto il profilo fitosanitario e dal punto di vista dei diritti dei lavoratori, sostenuto quindi da una concorrenza sleale;

Ø  La Regione promuova concretamente progetti di riconversione della produzione agricola che favoriscano la sua diversificazione, al fine di ridurre l’impatto economico, ambientale e sociale della monocoltura, i cui effetti disastrosi sono ormai innegabili. Tali progetti, che ci impegniamo ad elaborare in sinergia tra piccoli agricoltori ed operai agricoli, devono implicare forme di organizzazione della produzione e della commercializzazione in senso cooperativo e quanto più possibile a filiera corta e senza intermediari.

 

Ad oggi nessuno ha avuto la “premura” di rispondere e tanto meno di convocare un tavolo, nonostante i numerosi solleciti. Quindi braccianti ed agricoltori non solo intendono sollecitare nuovamente l’attenzione della Regione Calabria e dei suoi rappresentanti, ma indirizzarsi anche ad altre Istituzioni ed organi nazionali, che a diverso titolo possono concorrere alla rinascita socio-economica del sistema produttivo agrumicolo della Piana di Rosarno/Gioia Tauro, ripristinando la legalità.

 

Con osservanza.

 

 

 

La rete “CAMPAGNE IN LOTTA”

 

 

L’Associazione “IL SOLE DI CALABRIA”