“E’ paradossale che invece di valorizzare l’ambiente e la salvaguardia del territorio perché siano attrattivi di flussi turistici e di ricchezza generale, si autorizzino le trivellazioni nel mare Ionio. Per impedirlo, dobbiamo unire gli sforzi di tutti, della politica e dell’associazionismo, degli enti locali e dei cittadini”. Lo ha detto la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco nel corso di un incontro con Rosella Cerra, membro del coordinamento nazionale No Triv ed esponente di Unione Mediterranea, l’associazione fondata a Napoli nel 2010 “che si batte per il rispetto dei diritti fondamentali alla dignità, alla vita, alla salute, alla tutela del territorio e dei consumatori nei territori dell’Italia Meridionale” Flora Sculco ha riferito che “il presidente Oliverio, dopo avere impugnato dinanzi alla Corte costituzionale la legge con cui il Governo esautorava le Regioni dai pareri vincolanti su tali materie, ha annunciato il ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del ministro dell’Ambiente che permette all’Enel Longanesi la ricerca di idrocarburi in mare con la tecnica Air Gun nello Ionio settentrionale. Mentre il 6 luglio – ha aggiunto la consigliera regionale – su decisione della Conferenza dei capigruppo, il Consiglio regionale terrà sul tema un dibattito che dovrà concludersi con un documento da sottoporre a tutte le forze politiche”. Rosella Cerra, che segue la questione delle trivellazioni nello Ionio e si batte “contro l’insensata corsa all’oro nero nel mare meridionale”, ha spiegato che ““Bisogna rapidamente che la Regione, entro il 6 luglio, quindi per evitare che scadano i termini, impugni davanti al Tar del Lazio anche il disciplinare di attuazione dell’articolo 38 dello Sblocca-Italia, così come definito nel decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 25 marzo 2015, che dà attuazione allo Sblocca Italia per la parte concernente le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi(“Aggiornamento del disciplinare tipo in attuazione dell’articolo 38 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164). Contesualmente – ha spiegato Rosella Cerra – bisogna ricorrere alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione, in continuità ed in rafforzamento, quindi, con quanto già fatto in precedenza, per evitare che quanto fatto finora venga svuotato di valore, poiché nel disciplinare viene permesso che si proceda all’ autorizzazione di titoli minerari unici anche in attesa che venga svolto un ‘piano delle aree’ con le Regioni”. L’esponente di Unione Mediterranea ha ricordato “che il 12 giugno scorso il Coordinamento Nazionale No Triv e l’associazione A Sud hanno inviato ai Presidenti delle Regioni di Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Sardegna una lettera finalizzata ad impugnare il decreto”.
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