Screening e prevenzione, Calabria ancora indietro

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Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), la Calabria è all’ultimo posto nella prevenzione. Almeno per quanto riguarda i dati relativi al 2023 consultabili nell’ultimo report nazionale pubblicato in ordine di tempo. I programmi di screening oncologico attivi in Italia, e quindi anche nella nostra regione, riguardano la prevenzione secondaria del tumore della mammella, del tumore del colon-retto e del tumore della cervice uterina.
Tuttavia, esistono da regione a regione delle differenze, soprattutto nella percentuale di popolazione avente diritto che aderisce.
In Calabria spicca, per numero più alto in percentuale, la provincia di Reggio Calabria per la quale abbiamo, nel dettaglio, i dati relativi al primo semestre del 2024 pubblicati dalla stessa Asp.
L’Asp della città in riva allo Stretto dichiara nel proprio bilancio che, rispetto allo screening mammografico, su 36.120 donne target di riferimento, (quindi con un età compresa tra i 50 e i 69 anni) sono stati effettuati 2.077 screening di primo livello pari al 5,75%. Rispetto allo screening del colon-retto (sempre in riferimento al primo semestre 2024) su una popolazione target di 70892, che comprende sia donne che uomini tra i 50 e i 69 anni, gli screening di primo livello effettuati sono 1756 pari al 2,5%.
Per quanto riguarda lo screening del collo dell’utero, il target di riferimento sono le donne tra i 30 e i 64 anni. Ebbene su 27.871 donne solo 2407 hanno effettuato lo screening pari a 8,6%.
Come riporta la relazione stessa, nella seconda parte del 2024 ci si aspetta un ulteriore miglioramento dei dati grazie a numerose iniziative volte alla sensibilizzazione dei cittadini.

L’ Asp di Catanzaro, nell’ultimo bilancio pubblicato, si limita a riportare la classificazione di Agenas (l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) la quale le conferisce il colore giallo, cioè una valutazione media, nell’ambito della prevenzione. Secondo i dati riportati proprio dalla stessa Agenas, Catanzaro raggiunge nel 2023 il 5,52% di screening mammografico, il 16,5% di screening alla cervice e il 2,5% di screening del colon retto. L’Asp di Cosenza dichiara, sempre sulla relazione relativa all’ultimo bilancio, che continua la campagna screening iniziata negli anni precedenti è che, in relazione al tumore della mammella ha attivato una convenzione con l’Associazione Komen Italia che ha permesso di eseguire 2500 screening inserite sulla banca dati del servizio screening.
Per il cancro al colon si limita a scrivere di aver distribuito i kit per la ricerca del sangue occulto presso le AFT pubbliche e che l’esame colposcopico (quello relativo al collo dell’utero) viene effettuato negli ambulatori ginecologici e nei poliambulatori.
A Vibo Valentia (dove a inizio anno erano state sospese le visite per un guasto al macchinario, poi riprese a metà febbraio) le mammografie effettuate presso l’ospedale, nel 2024, sono state 3500.

Sugli screening non sono noti i dati dall’ Asp di Crotone neanche sull’ultimo bilancio pubblicato.

Riassumendo i numeri del Sistema Sanitario Nazionale (Passi 2022-2023) la copertura screening mammografica organizzata nella nostra regione è pari al 9,7% del target, quella cervicale è pari al 19% e quello del colorettale è dell’8,3%.

Se le percentuali di partecipazione agli screening, nella nostra regione, è bassissima di contro purtroppo c’è che ogni anno, in Italia, migliaia di donne ricevono una diagnosi di tumore al seno, il più diffuso nella popolazione femminile a ogni età. La diagnosi precoce, quindi la prevenzione, può fare la differenza: se il tumore viene scoperto in fase iniziale, le possibilità di guarigione superano il 90%. Eppure, non tutte le donne, soprattutto le calabresi, sanno oggi di aver accesso a uno screening gratuito. Così se in altre regioni la prevenzione ti salva la vita, dalle nostre parti purtroppo siamo ancora ben lontani da questa possibilità ed è inaccettabile che l’accesso alla prevenzione oncologica dipenda dal luogo in cui si vive.


L’invito a sottoporsi agli screening avviene attraverso un sms che le Asp inviano alle donne che rientrano nell’età indicata. In realtà alcune regioni, in particolare quelle su cui non vige un piano di rientro, hanno ottemperato alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione 2020- 2025, al Piano oncologico nazionale 2023-2027 e alle nuove Raccomandazioni del Consiglio europeo emanate a fine 2022 estendendo alle fasce di età 45-49 e 70-74 lo screening mammografico e alla fascia di età 70-74 lo screening colorettale.
Quindi in regioni virtuose, per esempio in Lombardia, in Piemonte e in Emilia Romagna, giusto per citarne alcune, lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario si rivolge alle donne di età compresa tra i 45 e i 74 anni.
In Calabria, dove vige un piano di rientro, la possibilità di estendere la copertura ad altre fasce di età è preclusa.

C’è però una legge, che poche donne conoscono, che dà diritto a eseguire i test tramite Servizio Sanitario Nazionale anche se non si rientra nell’età target di riferimento. Basta andare dal medico di famiglia, farsi fare l’impegnativa per poi prenotare, tenendo presente che i tempi d’attesa possono essere lunghi. Come riportato sul sito del Ministero della Salute, il medico di base che effettua la prescrizione sul ricettario del SSN e deve riportare il relativo codice di esenzione.

In particolare:

codice D01: prestazioni diagnostiche nell’ambito di campagne di screening autorizzate dalla Regione
codice D02: esame citologico cervico-vaginale (PAP Test)
codice D03: esame mammografico
codice D04: colonscopia
codice D05: prestazioni di approfondimento diagnostico correlate alla diagnosi precoce del tumore della mammella.
L’intervallo di tempo indicato per ciascuna prestazione deve essere rispettato, anche se il primo accertamento è stato eseguito privatamente. L’esenzione per diagnosi precoce di alcuni tumori è del tutto indipendente dal reddito dell’assistita e/o dal suo stato di occupazione/disoccupazione.

Altro dato che vorremmo mettere in evidenza è quello per l’esame del tumore colon rettale che coinvolge non solo le donne ma anche gli uomini. Anche in questo caso, come riportato in tabella, e come abbiamo già detto, la percentuale di chi accede ai programmi di prevenzione è nettamente inferiore al pool.

Il Coordinamento per le Pari Opportunità della Uil Calabria preoccupato per una così bassa adesione ai programmi gratuiti di prevenzione ha pensato di promuovere una campagna di sensibilizzazione sugli screening oncologici gratuiti, coinvolgendo Caf e Patronati che fanno parte della rete territoriale della Uil nella consapevolezza che prevenire è vivere.

Lo scopo è quello di informare un maggior numero di donne e uomini (coinvolti nel caso dell’esame del colon rettale) sui propri diritti. Lo screening organizzato riduce notevolmente le disuguaglianze sociali di accesso alla prevenzione e per la gran parte delle donne meno istruite o con maggiori difficoltà economiche l’offerta di un programma rappresenta l’unica possibilità di fare prevenzione.
Il nostro appello è rivolto anche agli operatori sanitari: l’efficacia della promozione dello screening cresce se all’invito/sms della ASL si accompagna il consiglio del proprio medico. L’invito così da solo è evidente che non basta a garantire la partecipazione delle donne allo screening, mentre è fondamentale il consiglio medico.

Chiediamo con forza quindi che anche in Calabria tutte le donne tra i 45 e i 74 anni vengano non solo informate ma anche incluse nei programmi di screening gratuito, con inviti attivi da parte delle ASP e percorsi organizzati per garantire una diagnosi tempestiva e un’assistenza di qualità.

La salute non può aspettare. Prevenire è un diritto, non un privilegio che dipende dal posto in cui risiedi.

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