Prete pedofilo, le intercettazioni. Secondo giudici il Vescovo sapeva

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Lo scandalo che ha investito la Diocesi di Oppido Palmi sembra non avere fine. Ad un giorno dall’arresto di Don Tropea 44enne, accusato di pedofilia, come riporta il “Quotidianoweb”, “secondo il giudice per le indagini preliminari reggino Antonio Scortecci, il pastore della Diocesi pur essendo a conoscenza della vicenda «non ha adottato provvedimenti cautelativi, né di minima verifica delle accuse rivolte all’indagato, assumendo atteggiamenti particolarmente prudenti e conservativi dello status quo, dando pieno credito alla versione negatoria dello stesso accusato».

 

Inoltre sembrano esserci anche delle intercettazioni telefoniche, (in cui sembra emergere il comportamento omissivo del vescovo) con don Antonello, a cui consiglia di non parlare con i carabinieri «e, in generale, con nessun appartenente alle forze dell’ordine, poiché questi non si limitano a parlare amichevolmente come stanno facendo loro, ma potrebbero redigere un promemoria che potrebbe far degenerare le cose».

 

“E sui chiacchiericci in paese il vescovo dirà al prete: «Lascia perdere questo perché non… la cosa gravissima non è, è questo pettegolume di suore. Tu piomba subito e glielo puoi dire, io mi sono incontrato col Vescovo, il vescovo ci è rimasto proprio… (incomprensibile)». E ancora: «…a maggior ragione è meglio evitare che ci parlino i Carabinieri e che sarebbe meglio che ci parlasse lui anche perché facendo così la gente del paese non potrà dire che ha lasciato correre, ma dirà che per risolvere la situazione ha fatto tutto quello che poteva fare».”

L’indagine a carico del sacerdote ha avuto origine da un controllo effettuato, nello scorso mese di marzo, da un equipaggio della Polizia di Stato che ha sorpreso Don Tropea in compagnia di un minore, a cui si sarebbe presentato come un informatore scientifico, a bordo della sua autovettura, in un luogo appartato e poco frequentato. Dopo le prime attività investigative, i primi accertamenti effettuati dalla Squadra Mobile, consentivano di riscontrare che Don Antonello, che aveva consumato a pagamento l’atto sessuale con il minore era un sacerdote di una parrocchia della Piana di Gioia. Gli approfondimenti della sezione specializzata nel contrasto ai delitti in pregiudizio di minori e reati sessuali, svolti con l’ausilio di numerose attività di intercettazione, riscontravano pienamente le dichiarazioni rese agli inquirenti dalla giovane vittima. Nel corso di un’accurata perquisizione disposta dall’Autorità Giudiziaria, gli investigatori della Polizia di Stato sequestravano all’indagato numerosi files relativi ad immagini e video a sfondo omosessuale, anche autoprodotti, e numerose chat con richieste di incontri sessuali, con soggetti minori o con adulti, a pagamento e non, alcuni dei quali consumati. Il religioso è indagato anche per sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico ed adescamento di minorenni.Si è scoperto inoltre che anni fa il prete aveva aveva inviato al vescovo una lettera di dimissioni. Ma non ebbe seguito, e don Antonello continuò a fare il parroco. Dopo la perquisizione sembra che il prete avesse chiesto al vescovo, nel caso in cui si ravvisasse l’opportunità, la sospensione a divinis. Di tutta risposta monsignor Milito aveva invitato don Antonello a proseguire la sua attività pastorale. Lunedì è previsto l’interrogatorio di garanzia del parroco, oggi rinchiuso nel carcere reggino di “Arghillà.

 

 

 

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