Il ponte dei sogni o degli affari? La protesta dei No Ponte alla vigilia del dossier

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Movimento No Ponte

Il Movimento No Ponte Calabria denuncia l’ennesima passerella mediatica sul progetto del Ponte sullo Stretto, definito un’illusione irrealizzabile e una grande operazione speculativa a scapito dei territori.

Alla vigilia della trasmissione del dossier sul Ponte sullo Stretto alla Corte dei Conti, annunciata dal ministro Matteo Salvini come tappa decisiva dopo l’approvazione del CIPESS, il Movimento No Ponte Calabria torna a ribadire la propria contrarietà all’opera, definendola “un’enorme operazione di propaganda e saccheggio”.

Secondo gli attivisti, il passaggio alla Corte dei Conti non rappresenta un vero snodo decisionale, poiché l’organo potrà solo segnalare eventuali irregolarità senza la possibilità di bloccare il progetto. Il timore espresso dal Movimento è che si tratti di un ulteriore passaggio mediatico utilizzato per alimentare l’illusione di un’opera che “vive soltanto nei titoli dei giornali e nei sogni di qualche comitato d’affari”.

Nel comunicato viene richiamato anche l’annuncio della firma del contratto tra Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, presentato come General Contractor. Tuttavia, il Movimento evidenzia come lo stesso decreto del 2023 stabilisse che il consorzio potesse ricostituirsi solo dopo la rinuncia al contenzioso legale con lo Stato. Una condizione che, sottolineano, non si è ancora verificata: il contenzioso è infatti aperto e a ottobre si terrà una nuova udienza d’appello a Roma, dopo la sconfitta di Eurolink in primo grado.

Gli oppositori definiscono il progetto del ponte “un imbroglio buono solo a drenare miliardi dalle casse pubbliche verso costruttori e cricche politiche”. Nel testo vengono citati anche tecnici e progettisti come Remo Calzona, che in passato hanno sottolineato come l’opera sia tecnicamente irrealizzabile a causa delle condizioni sismiche e ambientali dello Stretto, oltre alla mancanza di materiali adeguati. Nonostante questo, il governo proseguirebbe, secondo il Movimento, con annunci e modifiche ai comitati scientifici, arrivando perfino a dichiarare il ponte “opera di emergenza” e “necessaria a fini bellici”.

Il comunicato richiama anche la recente nascita a Messina di una nuova società per azioni che riunisce famiglie storiche dell’imprenditoria locale e che si è presentata come pronta a fornire beni e servizi per l’eventuale realizzazione. Tra i soci, affermano i No Ponte, figurano anche gruppi economici che in teoria dovrebbero essere tra i più danneggiati dalla costruzione. Per gli attivisti, si tratta della dimostrazione che il ponte non è stato pensato come sviluppo per Sicilia e Calabria, ma come “gigantesca bolla speculativa” da cui ottenere rendite e vantaggi.

Il bilancio tracciato dal Movimento parla di oltre cinquant’anni di spese senza risultati concreti: 650 milioni di euro già spesi, stipendi e relazioni istituzionali pagati, ma nessuna infrastruttura realizzata. “È lo stesso meccanismo delle grandi opere in tutta Italia”, affermano, “miliardi divorati da finanza e clientele mentre scuole, ospedali e trasporti locali crollano”.

La posizione del Movimento resta ferma: “Non ci fermeranno né il decreto sicurezza, che prova a trasformare in problema di ordine pubblico il legittimo dissenso popolare, né gli interessi miliardari di chi difende un progetto irrealizzabile. Continueremo a opporci, a informare e a mobilitare, perché il ponte non si farà mai e perché Sicilia e Calabria meritano ben altro: lavoro vero, servizi pubblici, giustizia sociale e ambientale”.

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