La Uil Calabria denuncia i dati preoccupanti sugli infortuni e le morti sul lavoro e chiede alla politica un impegno concreto per un piano straordinario sulla sicurezza.
La Uil Calabria torna a puntare i riflettori sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, chiedendo che diventi una priorità dell’agenda politica nazionale e regionale. A sottolinearlo è il Segretario Generale Mariaelena Senese, che definisce ogni morte sul lavoro “un fallimento collettivo” e ribadisce come la prevenzione debba essere posta al centro delle strategie di governo, senza attendere il verificarsi di tragedie.
Il quadro tracciato dai dati Inail conferma una situazione allarmante. Nel 2024 in Calabria sono state registrate 26 denunce di infortunio con esito mortale, in lieve calo rispetto alle 29 dell’anno precedente, ma ancora troppo elevate per non destare preoccupazione. La provincia più colpita è Cosenza, con 12 decessi, seguita da Catanzaro con 7, Crotone e Reggio Calabria con 3 ciascuna e Vibo Valentia con 1.
A crescere sono anche le denunce di infortunio sul lavoro: 8.857 nel 2024 contro le 8.596 del 2023. Cosenza guida ancora la triste classifica con 3.339 casi, seguita da Reggio Calabria (2.072), Catanzaro (1.997), Vibo Valentia (740) e Crotone (709). Con un indice di incidenza medio del 35,2, la Calabria si colloca nella cosiddetta “zona arancione”, ossia tra le regioni con tassi di infortuni superiori alla media nazionale, al nono posto della graduatoria complessiva. I primi mesi del 2025 non fanno registrare miglioramenti: sono già 11 i lavoratori che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno.
Il problema riguarda anche le malattie professionali, in crescita: nel 2023 le denunce sono state 2.090, con un aumento del 4,55% rispetto al 2021 e un lieve calo rispetto al 2022. Ancora più preoccupante è il dato sugli accertamenti ispettivi condotti dall’Inail in Calabria: su 134 aziende controllate nel 2023, ben 133 sono risultate irregolari, pari al 99,25%.
“Dietro ai numeri ci sono nomi, famiglie, storie di vite spezzate – ha dichiarato Senese – Per questo ribadiamo la necessità di porre la tutela della salute e della sicurezza al centro delle priorità politiche e istituzionali”. Da qui la richiesta di interventi concreti: più ispettori e controlli, maggiore formazione, pene severe per chi non rispetta le regole, e soprattutto un Piano straordinario per la sicurezza che coinvolga tutti gli attori istituzionali e sociali.
“La vita dei lavoratori non può essere subordinata al profitto. Servono interventi urgenti e strutturali – ha concluso Senese – Il lavoro deve essere dignità, non tragedia”.