Eroe o cittadino responsabile? Gaetano Saffioti, testimone di giustizia ed imprenditore palmese, si sente soltanto «una persona che sta dalla parte della legalità. Senza alcuna straordinarietà». La cornice del dibattito non è uno stantio convegno di antimafia parolaia, ma un vivacissimo confronto tra Saffioti e gli allievi dell’ITIS di Polistena. I ragazzi hanno incontrato l’imprenditore in occasione della presentazione del libro “Una questione di rispetto”, scritto dal giornalista Giuseppe Baldessarro, che narra la vicenda di Saffioti, mettendo in evidenza le fasi salienti della sua scelta di “dire no” alla ‘ndrangheta che gli estorceva il pizzo e schierarsi con la giustizia facendo arrestare e condannare i suoi aguzzini. Questa tappa dei “caffè letterari” dell’ITIS polistenese – evento di punta del carnet dell’offerta formativa del Dipartimento di Lettere – è stata particolarmente apprezzata dai ragazzi, che hanno sommerso di domande Saffioti. Ad aprire i lavori del dibattito è stato il padrone di casa Franco Mileto, dirigente scolastico, che ha amaramente citato Brecht, «sventurata la terra ha bisogno di eroi. La nostra società non ha bisogno di eroismo, ma di persone esemplare come Gaetano Saffioti». La kermesse è stata moderata da Domenico Mammola, giornalista e docente dell’ITIS, che ha messo in evidenza come «il miglior antidoto contro il veleno mafioso che intossica la collettività, è la legalità praticata da chi si oppone alle logiche mafiose e non si limita a non fare il male, ma segue la strada, difficile, della denuncia e della condotta esemplare». Ma i protagonisti della giornata, senza dubbio, sono stati Saffioti e gli studenti. Ragazzi che hanno posto quesiti personali, su come si vive sotto scorta o su come quella denuncia gli abbia cambiato la vita, ma anche consigli su come muoversi sul delicatissimo selciato della legalità. Saffioti era un fiume in piena, ha parlato di «una nuova esistenza che vivo da quando ho denunciato, dal 2002», ha spiegato come «sia stato terribile il tentativo della mafia di farmi terra bruciata attorno, spaventando i miei familiari e i dipendenti della mia azienda», ma ribadendo, a testa alta, che «quella scelta di vita la rifarei ogni giorno. Perché non deve vergognarsi chi denuncia, chi vive onestamente, chi lavora. Bensì chi si arricchisce sulle spalle della gente, chi uccide, chi intimidisce». Ad una ragazza che ha chiesto se la ‘ndrangheta si possa battere, Saffioti ha risposto che «la società è stata in grado di combattere e vincere forme pervasive di criminalità in passato. Penso che con lo sforzo di tutti, ciascuno con il proprio contributo, è possibile liberare la Calabria e l’Italia da questa piaga che sottomette l’economia, fa scappare i nostri giovani e rende turpe l’immagine di una regione meravigliosa come la nostra». Nelle battute finali sono intervenuti, in collegamento telefonico, la giornalista Maria Pia Tucci, direttore artistico dei “caffè letterari dell’ITIS, e Giuseppe Baldessarro, autore del libro su Saffioti. Il cronista, bloccato dal maltempo fuori regione e che aveva seguito in diretta streaming l’evento sul profilo sociale della scuola, con estrema lucidità, ha chiesto ai ragazzi di farsi promotori di un esperimento pedagogico. «Fate leggere a più persone che potete questo libro. Discutetene con le vostre famiglie. Anche così si combatte la mafia, aprendo la mente e diventando seminatori di cultura della legalità». Saffioti, da vera star, si è congedato tra selfie e autografi, ed ha visto negli occhi vispi dei ragazzi dell’ITIS la soddisfazione di chi ha conosciuto un maestro di vita, di legalità, che ha saputo parlare il linguaggio semplice ma tremendamente efficace dell’onestà.
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