“Bambini nel bosco: allontanati per sicurezza, ma l’Italia si divide”

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Bambini del bosco: allontanamento e nuovi sviluppi della vicenda

CHIETI – Negli ultimi mesi l’Italia è stata colpita da una vicenda straordinaria che ha suscitato grande attenzione e dibattito: tre bambini vivevano in completa isolamento insieme ai genitori, in una casa immersa nel bosco, senza acqua corrente né collegamenti elettrici tradizionali. Questa situazione ha messo in luce questioni delicate legate alla sicurezza, al benessere dei minori e al diritto dei genitori di scegliere uno stile di vita alternativo.

La scoperta e l’intervento delle autorità

La vicenda era emersa lo scorso anno, dopo il ricovero dei bambini per un’intossicazione da funghi che aveva portato a una segnalazione da parte dei carabinieri e alla sospensione della potestà genitoriale, pur senza interrompere la permanenza dei piccoli nell’abitazione isolata. L’ordinanza cautelare non è fondata sul pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione, ma sul rischio di lesione del diritto alla vita di relazione, come sancito dall’articolo 2 della Costituzione, “produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore”.

Secondo il giudice, “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere effetti significativi sullo sviluppo del bambino, sia in ambito scolastico che non scolastico”. È stato quindi ritenuto necessario allontanare i minori dall’abitazione familiare “in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge”.

L’ordinanza evidenzia anche come l’assenza di agibilità e di sicurezza statica dell’immobile, il rischio sismico, la sicurezza degli impianti elettrico, idrico e termico, e le condizioni igieniche e di salubrità comportino la presunzione dell’esistenza di un pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori. Viene inoltre citata la diffusione sui media di immagini e dati dei bambini da parte dei genitori, considerata “una condotta genitoriale inadeguata” volta a ottenere vantaggi processuali.

Secondo l’ordinanza, anche una perizia eseguita dai genitori non è sufficiente a dimostrare l’idoneità dell’abitazione, mentre sulla scuola non sarebbe stata fornita alcuna documentazione che attestasse la capacità dei genitori di garantire un insegnamento domestico controllabile dal dirigente scolastico.

La posizione dei genitori e la mobilitazione pubblica

I genitori hanno ribadito più volte che la scelta di vivere isolati non nasce da trascuratezza, ma dal desiderio di mantenere un rapporto stretto con la natura e con gli animali presenti nell’area, ritenendo che questa modalità di vita rappresenti per i figli un’opportunità educativa e protetta.

Negli ultimi giorni, una petizione online ha raccolto quasi 31mila firme, chiedendo di consentire al nucleo familiare di rimanere unito nella casa nel bosco e sottolineando l’importanza di salvaguardare il percorso di vita scelto dai genitori per evitare traumi ai minori.

Il caso dei bambini del bosco ha diviso l’opinione pubblica. Da una parte, molti sostengono l’allontanamento come misura necessaria a protezione dei bambini. Dall’altra, c’è chi sottolinea che esistono altri minori in condizioni peggiori, come quelli nei campi rom o nelle tendopoli, spesso esposti a degrado, violenze e, in alcuni casi, anche a stretto contatto con la malavita. La vicenda, quindi, ha aperto una riflessione più ampia sulla tutela dell’infanzia in Italia e sull’urgenza di interventi mirati per proteggere tutti i minori in situazioni di rischio, bilanciando sicurezza, benessere e rispetto dei legami familiari.

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