Condannato giornale “La Repubblica” per aver diffamato l’On. Domenico Furgiuele

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Con sentenza dell’11 giugno 2025, il Tribunale di Lamezia Terme, Sezione Unica Civile, nella persona della dott.ssa Maria Concetta Pizzimenti, ha condannato il Gruppo Editoriale GEDI, Mario Calabresi, direttore responsabile, ed i giornalisti Carlo Bonini, Fabio Tonacci e Alessia Candido, per aver scritto un articolo dal contenuto diffamatorio su il giornale “La Repubblica”, in danno dell’On. Domenico Furgiuele, difeso dall’avv. Giacomo Francesco Saccomanno. Con una articolata motivazione la dott.ssa Pizzimenti ha ritenuto che l’articolo pubblicato il 7 giugno 2018, intitolato “… Salvini, Scopelliti e i clan. Quelle relazioni pericolose nella terra delle ‘ndrine …”, fosse diffamatorio e ravvisasse un comportamento antigiuridico per il mancato rispetto del requisito della continenza. In considerazione di quanto sopra dedotto, tutti i convenuti sono stati condannati al risarcimento dei danni in favore dell’On. Furgiuele, che sono stati quantificati equitativamente in euro 10.000,00. I predetti sono stati anche condannati al pagamento delle spese di giudizio quantificate in euro 5.077,00, oltre accessori di legge, e distratti a favore del procuratore antistatario. L’avv. Saccomanno, nel commentare la sentenza, ha posto l’accenno sulla trattazione approfondita della vicenda da parte del Tribunale e sull’accertamento della diffamazione, in danno del proprio assistito, che era stato accusato di aver avuto il consenso da parte dei clan locali. Un’affermazione diretta anche e principalmente contro il Ministro Salvini per tentare di delegittimarlo, e della Lega per come accade oramai da tempo da parte dei giornali del Gruppo GEDI, come La Repubblica e l’Espresso. Gruppo che per tale articolo ha già subito ben 4 condanne da parte di vari Tribunali, come quello di Palmi e, in appello, dalla stessa Corte di Reggio Calabria. Dopo 7 anni, tuttavia, si è ottenuta giustizia confermando la totale estraneità dell’On. Furgiuele dal contesto denigratorio dell’articolo -commenta Saccomanno- anche se i tempi manifestano una evidente malfunzionamento del sistema giustizia, anche dinnanzi a presunte riforme che, però, non hanno portato quei miglioramenti che tutti si aspettavano. Invero, non è un problema di riforme, ma della mancanza di magistrati che possano lavorare con serenità e con delle valutazioni corrette. La sentenza, ripetesi, è un momento di democrazia e civiltà giuridica, anche se il ritardo la rende poco incisiva e determinante. Resta, comunque, la soddisfazione dell’On. Furgiuele di poter affermare, senza ombra di dubbio, che lo stesso è stato oggettivamente diffamato, nell’articolo del 7 giugno 2018, da parte dei giornalisti poi condannati dal Tribunale Lamentino.  

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