In Cassazione confermate 19 condanne nel processo Handover contro clan Pesce e Bellocco di Rosarno
La Corte di Cassazione ha respinto quasi tutti i ricorsi presentati nell’ambito del processo “Handover”, annullando solo due posizioni individuali con rinvio per la revisione delle pene in appello.
Su 23 condanne emesse nel 2021 dalla Corte d’appello di Reggio Calabria, 21 erano arrivate a Roma in via d’impugnazione. Di queste, 19 sono state confermate, mentre per Antonio Alessi e Giovan Battista Cacciola la Cassazione ordina un nuovo giudizio in appello per ridefinire le pene.
Per tutti gli altri coinvolti, le sentenze diventano definitive. Tra le condanne confermate:
Rocco Pesce, 20 anni
Pasquale Loiacono, 8 anni
Savino Pesce, 10 anni e 4 mesi
Vincenzo Pesce (’63), 16 anni
Antonino Pesce (‘92), 20 anni
Antonino Pesce (‘91), 20 anni
Domenico Bellocco (‘80), 6 anni e 8 mesi
Giuseppe Carmine Cannatà, 9 anni e 4 mesi
Francesco Benito Palaia, 4 anni e 5 mesi
Cristian Pagano, 9 anni e 4 mesi
Domenico Preiti, 2 anni
Rocco Bellocco, 6 anni e 8 mesi
Gioacchino Bonarrigo, 9 anni e 8 mesi
Giovanni Grasso, 10 anni e 8 mesi
Salvatore Consiglio, 6 anni e 8 mesi
Giuseppe Antonio Ferraro, 10 anni
Salvatore Ferraro, 4 anni e 5 mesi
Antonio Corrao, 1 anno e 8 mesi
Giuseppe Cacciola, 11 anni e 4 mesi.
Il quadro delle accuse e le motivazioni della Procura
Il procedimento, frutto dell’inchiesta “Handover – Pecunia olet” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria con la collaborazione di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, ha contestato agli imputati una serie di reati: associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, estorsione, infiltrazione negli appalti pubblici (in particolare nel porto di Gioia Tauro), imposizione del pizzo su terreni e penetrazione nella grande distribuzione alimentare.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i clan Pesce e Bellocco avrebbero imposto la propria influenza in modo sistematico su diversi ambiti dell’economia locale: dal traffico di droga alle estorsioni, fino alla gestione degli appalti pubblici, in particolare quelli relativi ai lavori all’interno del porto di Gioia Tauro.
Le indagini ipotizzano inoltre che le cosche fossero riuscite a condizionare anche il settore della grande distribuzione alimentare, grazie a rapporti collusivi con alcuni imprenditori.
Un percorso investigativo pluriennale
L’inchiesta “Handover” si inserisce in una serie di operazioni antimafia che hanno colpito la ‘ndrangheta calabrese: tra queste l’operazione “Recherche”, avviata nel 2017, che aveva già portato a numerosi arresti e condanne nei confronti dei Pesce di Rosarno per associazione mafiosa e traffico di droga.