La vicenda della famiglia nel bosco di Palmoli ha conosciuto un nuovo sviluppo decisivo: l’avvocato Giovanni Angelucci, che fino a pochi giorni fa rappresentava i genitori Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, ha annunciato il ritiro del proprio incarico.
La decisione, resa pubblica attraverso dichiarazioni molto nette, arriva in un momento cruciale del procedimento e rischia di influenzare direttamente i tempi e le possibilità del ricorso contro l’allontanamento dei tre figli.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso Angelucci, il passo indietro sarebbe motivato dalle continue pressioni esterne e dalla difficoltà di portare avanti una linea difensiva unitaria. L’avvocato ha spiegato che le sue proposte — dall’eventuale trasferimento della famiglia in un’abitazione offerta gratuitamente, alla ristrutturazione del casolare nel bosco — sarebbero state respinte dai genitori, rendendo impossibile proseguire con una strategia coerente in vista della scadenza fissata per il ricorso in Corte d’Appello. La rinuncia al mandato arriva proprio a ridosso della data utile per impugnare la decisione del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, che aveva disposto la collocazione dei bambini in una struttura protetta.
L’uscita di scena del legale ha acceso ulteriormente il dibattito attorno alla storia della famiglia, che da settimane divide l’opinione pubblica. La decisione del giudice — motivata da una presunta inadeguatezza dell’abitazione, problemi igienico-sanitari e necessità di garantire ai minori un ambiente più stabile e socialmente integrato — ha generato reazioni contrastanti. Da un lato, le istituzioni difendono il provvedimento come misura necessaria per la tutela dei minori; dall’altro, molti residenti di Palmoli e diversi sostenitori della vita rurale denunciano quella che considerano un’invasione dello Stato nelle scelte familiari.
La storia ha inoltre riportato alla luce elementi precedenti: si è saputo che la madre, circa un anno fa, aveva lasciato temporaneamente il casolare con i figli per paura di un intervento dei servizi sociali. Un episodio che contribuisce a restituire un quadro più complesso rispetto all’idea romantica di una semplice famiglia che vive a contatto con la natura.
Con il ritiro dell’avvocato, la famiglia nel bosco si trova ora in una posizione ancora più fragile sul piano legale. L’assenza di un difensore a ridosso della scadenza del ricorso potrebbe rallentare o compromettere la possibilità di contestare la misura adottata dal Tribunale. Nel frattempo i bambini restano affidati alla struttura protetta, dove la madre li assiste quotidianamente, mentre il padre continua a vivere nella casa rurale, scegliendo recentemente il silenzio stampa per evitare ulteriori tensioni mediatiche.
In sintesi, il caso ruota attorno al conflitto tra una scelta di vita alternativa e le esigenze di tutela dei minori. L’ Italia continua a interrogarsi su quanto una vita fuori dagli schemi possa essere compatibile con la sicurezza e il benessere dei più piccoli.


























