Giovanni Falcone: il Giudice amato da tutti (dopo la sua morte)

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Attorno alle 18:00 del 23 Maggio di 28 anni fa una tonnellata di tritolo metteva fine all’esistenza di Giovanni Falcone, la moglie Francesca ed i tre uomini della scorta Antonio, Rocco e Vito. Falcone fu ostacolato ed osteggiato spesso dai suoi colleghi, per esempio nel 1988 quando, dopo che Caponnetto andò in pensione, il Consiglio Superiore della Magistratura nominò sorprendentemente Antonino Meli al suo posto al vertice del Pool di Palermo, anche con i voti di Magistratura Democratica (corrente vicina all’ex Partito Comunista Italiano). Anche la stampa non era piuttosto amichevole con il giudice Palermitano: il 9 Gennaio del 1992 un articolo di Repubblica a firma di Sandro Viola titolava così: “Da Qualche Tempo sta diventando difficile guardare al Giudice Falcone col rispetto che s’era guadagnato”. Il Giudice secondo la Stampa si era macchiato del peccato di presenzialismo, spesso rimarcato da altri giornali anche dopo aver scritto un libro intervista “Cose di Cosa Nostra” perché “Falcone non può utilizzare la sua posizione per apparire spesso nei programmi TV a fare i suoi interventi”. Il suo presenzialismo invece voleva essere una sorta di difesa contro chi lo voleva morto, all’interno delle consorterie criminali e non solo. Il Giudice, umiliato da alcuni comportamenti ed atteggiamenti quando era in vita, oggi diventa il Martire da Esibire dopo morto anche da parte dei cosiddetti professionisti dell’antimafia che trasformano la sua figura in un redditizio Business. “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana”. Giovanni Falcone 18 Maggio 1939 – 23 Maggio 1992

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