Laureana di Borrello – Giubileo in carcere: un mosaico di umanità costruito insieme

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LAUREANA DI BORRELLO (RC) – Un Giubileo di luce e fraternità ha illuminato, sabato 14 giugno, il carcere “Luigi Daga” di Laureana di Borrello. Al centro, un messaggio forte: ogni persona, con la sua storia e il suo cammino, è un tassello unico e prezioso del grande mosaico dell’umanità.

L’iniziativa, promossa dalla Cappellania dell’Istituto con il coordinamento di don Rosario Rosarno, ha rappresentato un esempio concreto di lavoro sinodale, frutto della collaborazione tra detenuti, famiglie, volontari, personale penitenziario, associazioni e Chiesa diocesana. Una vera “Chiesa in uscita” che ha saputo camminare insieme dentro le mura del carcere, per generare speranza.

Ad aprire la giornata è stato il Vangelo dell’incontro tra Gesù e Zaccheo: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa». Un versetto diventato il filo conduttore di un percorso condiviso di riconciliazione e nuova fiducia, secondo lo spirito del Giubileo voluto da Papa Francesco.

Presenti il vescovo di Oppido-Palmi, S.E. mons. Giuseppe Alberti, e i volontari dell’associazione Prison Fellowship Italia, impegnata da anni nella promozione di percorsi di reinserimento e giustizia riparativa.

Nel cortile dell’Istituto, l’incontro tra detenuti e familiari si è trasformato in un momento di Chiesa viva, dove ognuno ha potuto sentirsi accolto, ascoltato e riconosciuto. La riflessione iniziale del Vescovo ha richiamato il significato più profondo del Giubileo: un tempo favorevole per lasciarsi toccare dalla misericordia, rompere le catene interiori e costruire relazioni nuove.

Emozionante la testimonianza di una volontaria, che ha raccontato la rinascita di un giovane detenuto: dal dolore alla speranza, passando per l’incontro con Dio e con l’altro. A seguire, ogni partecipante ha ricevuto una chiave simbolica su cui scrivere un proposito di cambiamento: un piccolo gesto per ricordare che anche dietro le sbarre può cominciare un futuro diverso.

Attraversando la Porta Santa – adornata con fiori e il logo del Giubileo – detenuti e familiari hanno scelto un’immagine dell’artista Koder, icone moderne di misericordia: Gesù che abbraccia la croce, che incontra Zaccheo, che viene sostenuto dal Cireneo. Segni visibili di un amore che sostiene, solleva, accompagna.

Particolarmente significativa la preghiera finale, in cui le voci dei detenuti si sono intrecciate in più lingue e tradizioni religiose, diventando un’unica invocazione di pace e perdono. «Un momento che ha abbattuto ogni barriera», ha commentato Franco, volontario della Cappellania. «Ognuno, con la sua voce, ha costruito un’armonia vera: la sinfonia dell’umanità».

A illuminare il cammino, la lampada del Giubileo – dono simbolico di Papa Francesco a tutte le carceri del mondo – posta al centro come segno di una luce che resiste anche nei luoghi più bui. Una luce che nasce dal camminare insieme, nella fiducia reciproca.

La giornata si è conclusa con un pranzo fraterno, preparato dai volontari, in un clima di semplicità e calore umano. Momenti di ascolto, sorrisi, abbracci e commozione.

Il Giubileo è stato reso possibile grazie al lavoro corale di tante persone: la direttrice dott.ssa Caterina Arrotta, il comandante Giuseppe Ramondino, la dott.ssa Simona Prossomariti per l’area educativa, il personale penitenziario, i volontari della Cappellania (Luana, Marina, Maria, Anna Maria, Antonella, Francesca, Elena, Cetta, Mariarosa, Mimmo, Franco), l’associazione Il Cenacolo, don Benedetto (vicario per la Carità), e tutti coloro che, nel silenzio, hanno donato tempo e cuore.

Un’esperienza che ha mostrato cosa significhi davvero “fare sinodo”: camminare insieme, nella diversità delle storie e dei ruoli, per costruire un’unica famiglia. Dentro e fuori le mura. Perché nessuno è mai escluso dal sogno di Dio.

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