Processioni interrotte e strade impraticabili in Aspromonte: il movimento No Ponte denuncia l’assenza di interventi concreti per la sicurezza del territorio, mentre miliardi vengono destinati al Ponte sullo Stretto
L’estate del 2025 sarà ricordata anche per le processioni mancate in Calabria, simbolo di un territorio fragile e segnato da decenni di incuria. A Roccaforte del Greco la processione di San Rocco, prevista sabato scorso, è stata interrotta dalle forti piogge che hanno colpito la cittadina grecanica. Le condizioni meteorologiche e il rischio legato al dissesto idrogeologico hanno reso inevitabile la sospensione del rito, evidenziando ancora una volta la vulnerabilità dell’area.
Non è andata meglio a San Luca, dove il tradizionale pellegrinaggio al santuario della Madonna di Polsi non potrà svolgersi. La Prefettura ha infatti vietato l’accesso per l’impraticabilità della strada che porta al santuario, imponendo una celebrazione alternativa a Locri. Una decisione che ha suscitato la protesta di cittadini e fedeli, contrari a un “ripiego” senza la presenza della statua.
Il comunicato diffuso da “No Ponte Calabria” lega queste vicende alla mancanza di interventi concreti per la sicurezza del territorio. Secondo la nota, miliardi di euro vengono destinati al progetto del Ponte sullo Stretto invece che a strade, viabilità e prevenzione. Una scelta definita come l’ennesima forma di “colonialismo interno” ai danni del Mezzogiorno, dove lo Stato viene percepito come presenza che chiude, commissaria e impone opere senza ascolto delle comunità locali.
La critica si concentra anche sull’attuale governo, nazionale e regionale, accusato di negare la possibilità di celebrare eventi che custodiscono le radici identitarie delle comunità calabresi. “È questa la loro idea di identità: togliere dignità ai territori per regalare miliardi alle lobby del cemento”, si legge nella nota.
Il comunicato si chiude con un richiamo alla necessità di un piano straordinario per la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, di politiche concrete per le aree interne, l’occupazione e la tutela degli ecosistemi. “Tutto il resto è propaganda, giocata sulla pelle dei calabresi”, afferma la nota di No Ponte Calabria.