Rosarno – Morte del piccolo Giacomo Saccomanno: rinviati a giudizio cinque medici

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Giacomo Saccomanno

Dopo sei anni di indagini e denunce, cinque medici del Bambino Gesù saranno processati per la morte del piccolo Giacomo, simbolo di una lunga battaglia per la verità e la giustizia

La vicenda di Giacomo, deceduto a Roma, presso il Bambino Gesù, è conosciuta da tanti, ma, certamente, merita la più ampia diffusione per meglio comprendere di come si viva in Italia e di come vi sono persone che, dinnanzi al denaro, venderebbero la propria madre.

Brevemente la sua storia
Giacomo era un bambino allegro e pieno di vita. E’ nato a Taormina per una fibrillazione cardiaca, essendo l’Ospedale in collegamento con il Bambino Gesù. Alla nascita hanno impiantato un pacemaker. Nulla di straordinario.

Il bambino è cresciuto normalmente e i suoi capelli biondissimi e gli occhi verdi lo mettevano sempre al centro dell’attenzione, anche perché mostrava una ironia simpatica. All’età di 19 mesi circa, essendo seguito dai medici del Bambino Gesù, veniva visitato, come sempre, a Roma nella data del 26.04.2018, e, pur accertando una diminuzione, del peso i medici non valutavano attentamente un esame RX effettuato in Calabria, che dimostrava la presenza di “rettilineazione del pacemaker, dell’elettrocatetere e degli elettrodi”.

Il 27.09.2018, come di routine, veniva visitato e, qui, pur accertando la gravità della sua condizione, risultando dall’ecocardiogramma una stenosi e una lieve insufficienza polmonare, prescrivevano ulteriori esami, senza evidenziare l’urgenza e la priorità. Questi venivano eseguiti dopo due mesi (12.11.2018) ed accertavano la esistenza dei cavi del pacemaker attorno al cuoricino, con la conseguenza che più cresceva maggiore era la “stretta del formatosi cappio”. Tali condizioni avrebbero dovuto portare ad un immediato intervento sul bambino per la correzione mediante rimozione dell’elettrocatetere responsabile di compressione del tronco dell’arteria polmonare. Invece, questo non avveniva, pur se la madre pressasse, e nel dicembre dello stesso anno l’intervento programmato veniva rinviato a causa di una infezione di adenovirus.

Giacomo, ricoverato per tale infezione al Bambino Gesù, veniva dimesso, nella seconda settimana di dicembre del 2018, senza prescrizioni e su richiesta della madre, Laura Borgese, farmacista, gli veniva riferito che poteva portarlo anche in Calabria. Alla successiva visita di metà dicembre i cardiologi, compresa la dott.ssa Sonia Albanese, che lo aveva in carico per l’intervento, confermavano quanto sopra e rinviavano il tutto a dopo le festività. Vi è da precisare che nessuno ha riferito ai genitori la gravità della situazione e l’urgenza dell’intervento salvavita. Anzi, hanno autorizzato il trasferimento in Calabria senza nulla aggiungere.

Il 31.12.2018, Giacomo si è sentito male, in quanto il cappio stringeva sempre più, ed è stato trasferito all’Ospedale più vicino, quello di Polistena. Qui, veniva riscontrata la gravità delle condizioni e il primario si metteva immediatamente in contatto con il Bambino Gesù, ribadendo, più volte, che il bambino non sarebbe arrivato al giorno dopo. Veniva prefissato l’immediato ricovero alla suddetta struttura per un immediato intervento e grazie al Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ed alla Prefettura di Reggio Calabria, veniva utilizzato un aereo Militare per il trasporto d’urgenza. Giacomo arrivava al Bambino Gesù intorno alle 21.00 circa, ma dei chirurghi nemmeno l’ombra. La indicazione della dott.ssa Albanese, sentita dal reparto, è stata: stabilizzatelo che domani mattina lo operiamo, pur essendo reperibile!

Nella mattinata dell’ 01.01.2019 Giacomo veniva stroncato dal cappio che ha ascoltato l’ultimo suo respiro. Ma, non è finita qui! Ai genitori veniva riferito che l’operazione della mattina era andata bene e, quindi, venivano trascinati sino al 03.01.2025, quando gli veniva riferito che il bambino era deceduto!

Immediatamente veniva presentata denuncia, in quanto le condotte dei medici non risultavano diligenti ed anzi! Avute le cartelle cliniche poi si è appreso che Giacomo aveva avuto la notte dell’01.01.2019 un lungo arresto cardiaco e, quindi, aveva subito lesioni ingenti al cervello, per come risultava dall’encefalogramma eseguito nella stessa mattinata. In buona sostanza, Giacomo è stato operato per togliere il “cappio” quando era già morto!

Le attività della Procura di Roma
A seguito della denuncia veniva eseguita l’autopsia e nominati tre esperti per accertare la causa della morte. Questi dopo mesi, depositavano una perizia che stravolgeva la verità. Il procedimento, pur dinnanzi a delle altre risultanze documentali, veniva archiviato dal GIP che dava valore alle dichiarazioni dei periti, pur in presenza di un evidente capovolgimento degli articoli scientifici che affermavano cosa diversa e contraria.

I predetti periti Alessandro Giamberti, Nicola Principi e Martina Focardi, venivano denunciati dal nonno Giacomo Francesco Saccomanno per falsa perizia e, dopo altri accertamenti peritali, si concludevano le indagini con l’accoglimento della tesi della falsità.

Il PM, dinnanzi a tali conclusioni ed alla affermazione che l’intervento doveva avvenire nella immediatezza, riapriva le indagini e chiedeva il rinvio a giudizio. Dopo diverse udienze, finalmente, nella data di oggi (15.10.2025) il GUP accoglieva la richiesta e venivano mandati a giudizio, per la udienza del 19.11.2025, dinnanzi al Tribunale di Roma, tutti gli indagati medici del Bambino Gesù: Antonio Ammirati, Mario Salvatore Russo, Sonia Albanese, Matteo Trezzi e Roberta Iacobelli.

Un momento di giustizia per un bambino “ucciso” a soli 24 mesi per evidente negligenza, imprudenza, imperizia ed incuria. Questo non restituirà Giacomo ai genitori, alla famiglia, agli amici, ma consentirà una maggiore attenzione per evitare che casi del genere possano accadere. Il dolore rimarrà nei cuori di chi ha conosciuto questo splendido bambino, ma almeno chi ha delle responsabilità risponderà alla giustizia terrena. Il sistema di protezione esistente al Bambino Gesù e, certamente, in altre strutture sanitarie, è stato scardinato: la copertura reciproca è saltata! Almeno questo si è ottenuto dopo oltre sei anni di battaglie giudiziarie, di perizie false, di tentativi di difesa impossibili, di tanto fango lanciato contro chi ha solo chiesto la verità. Altre mortificazioni e dolore ci saranno, ma combattere per una causa giusta lascia dietro ogni sofferenza. Lo dovevo a Te Giacomo, mio splendido nipote, a cui è stata stroncato il diritto di vivere, e non potrò avere pace finchè giustizia non sarà fatta. Sento il dovere di ringraziare la dott.ssa Maria Francesca Cento, i consulenti di parte che hanno combattuto per far emergere la verità, i difensori avv. Domenico Naccari e Jacopo Macrì, e tutti coloro che hanno consentito di iniziare un percorso di verità.

Giacomo Francesco Saccomanno

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