“La salute mentale è un gesto concreto e umano: ascoltare, essere presenti, sostenere e accogliere.”
Il 10 ottobre ricorre la Giornata Mondiale della Salute Mentale, un’occasione per tornare a guardare la cura con occhi nuovi. La salute mentale non è solo equilibrio chimico o diagnosi clinica: è abitare le proprie emozioni, i propri pensieri e le relazioni, con consapevolezza e gentilezza verso sé stessi. È la possibilità di restare accanto alla propria esperienza, anche quando fa male, anche quando non trova le parole.
Ascoltare sé stessi
Ogni emozione ha un corpo, un tempo, uno spazio. La mente non è solo pensiero: è vivere dall’interno, sentire il battito, il silenzio, la leggerezza o il vuoto. Accogliere ciò che sentiamo senza giudizio significa riconoscere il valore della propria esperienza e restare presenti a sé stessi, anche nei momenti difficili.
In un mondo che corre, ascoltarsi è un atto di coraggio. È fermarsi a dire: “ci sono, anche così, anche adesso.”
La cura nasce dall’incontro
Il benessere cresce nelle relazioni. Parlare, ascoltare, condividere, sentirsi compresi: ci curiamo insieme, nella reciprocità. Non è la parola sola che sostiene, ma l’essere insieme, il contatto tra mondi soggettivi che si sfiorano. Ogni relazione autentica è uno spazio in cui la salute mentale si nutre, si rigenera e trova senso.
La cura, in fondo, è un modo di guardare: uno sguardo che accoglie e non definisce, che non riduce ma apre.
L’ecologia della cura
Il nostro ambiente influenza profondamente il nostro sentire. La casa, la strada, la natura, le abitudini quotidiane: tutto contribuisce a creare un ecosistema di cura, invisibile ma potente. Prendersi cura della salute mentale significa anche curare i luoghi e i legami in cui viviamo, riconoscendo che mente, corpo, emozioni e relazioni sono intrecciati in un’unica trama.
La salute mentale non è un’isola: è una rete viva di presenze, gesti, ascolti e silenzi condivisi.
Quando la psichiatria perde sé stessa
Negli ultimi decenni, la psichiatria ha spesso privilegiato un approccio organicista e farmacologico, concentrandosi sulla diagnosi, sui sintomi e sui farmaci. In questo riduzionismo, la dimensione umana del paziente rischia di perdersi: la sofferenza interiore, le relazioni, le storie di vita vengono viste come secondarie. Ritrovare la salute mentale significa ricordare che la cura non è solo eliminare un sintomo, ma comprendere l’esperienza vissuta, ascoltare la persona, restituire dignità e senso alle emozioni e ai legami. Solo così la psichiatria può ritrovare sé stessa come pratica umana e generativa.
Le persone al centro della cura
Dietro ogni diagnosi psichiatrica c’è una persona: con la sua storia, la sua voce, i suoi desideri, i suoi tempi. Troppo spesso i pazienti vengono guardati solo attraverso la lente della malattia, come portatori di un disturbo, anziché portatori di significato. Molti di loro custodiscono una forza silenziosa: vivono tra attese e fragilità, ma anche tra ironia, lucidità e sogni che chiedono solo di essere riconosciuti.
La cura autentica comincia quando lo sguardo del curante riconosce la persona prima del paziente, quando l’incontro diventa reciproco, quando si permette alla fragilità di avere voce. La salute mentale comunitaria non nasce nei protocolli, ma nei gesti quotidiani: un operatore che ascolta senza fretta, un familiare che accoglie, una comunità che non teme la diversità.
Ogni relazione diventa così una forma di resistenza umana contro la riduzione biologica della sofferenza.
Ritrovare l’umano nella cura
In questa Giornata Mondiale della Salute Mentale, il messaggio è chiaro: abitare la propria esperienza, prendersi cura di sé e degli altri, costruire relazioni autentiche e spazi accoglienti è parte della cura vera. Ogni gesto quotidiano, ogni parola, ogni ascolto, costruisce un mondo più sano e più umano. Perché la salute mentale non è un traguardo, ma un modo di abitare la vita.
Giuseppe Foti