La giovane vittima di violenze di gruppo racconta al Corriere della Sera la sua vita dopo gli abusi
«Mi hanno minacciata, maltrattata, volevano convincermi a ritirare la denuncia contro quelli che mi avevano stuprata».
A raccontare la sua storia al Corriere della Sera è una delle ragazze vittime delle violenze di gruppo avvenute a Seminara, in provincia di Reggio Calabria.
Oggi la giovane vive in una località segreta, dove si è trasferita insieme alla madre grazie all’intervento del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. Ma la strada verso la serenità è ancora lunga.
«Mi dicevano che ero pazza, che dovevo morire»
La ragazza ricorda le minacce e i maltrattamenti subiti:
«Mi dicevano sei pazza. Ti devi ammazzare. Mi hanno insultata, minacciata, picchiata, frustata. Ma io sono qui. Piuttosto che vivere nella menzogna avrei preferito morire. Quella non era vita, era la morte in vita».
Parole che testimoniano la sofferenza e il coraggio di chi ha scelto di non arrendersi davanti alla violenza.
Misure cautelari contro i familiari
Secondo quanto riferito dalla giovane, anche alcuni familiari sarebbero coinvolti nei maltrattamenti successivi alla denuncia:
«Mio fratello, mia sorella e i loro compagni ora hanno il divieto di avvicinarsi a me. Mia zia e mio cugino portano il braccialetto elettronico: se si avvicinano, il mio dispositivo suona. Mia zia, sorella di mio padre, mi ha anche frustata con una corda».
Una nuova vita, ma la paura resta
Dopo il trasferimento, la ragazza sta cercando di ricominciare:
«Ho cambiato paese da un paio di mesi, questo mi aiuta. Prima vivevo chiusa in casa, barricata. Mi svegliavo al mattino dicendomi: oggi proverò a uscire, ma poi non ce la facevo. Restavo a letto a piangere. Mi è rimasta accanto solo mia madre».
Nonostante tutto, non vuole abbandonare la sua terra:
«Vedo comunque il mio futuro in Calabria: è casa mia, nonostante tutto».
L’altra vittima e la convivenza forzata con i condannati
La giovane parla anche dell’altra ragazza coinvolta nelle violenze:
«Ogni tanto sento l’altra ragazza. So che nella scuola che frequenta ci sono anche due dei condannati in primo grado, che all’epoca erano minorenni. Ora se li ritrova lì ogni giorno. Così rivive tutto, in continuazione. Mi domando: ma come è possibile?».































