Su delega della Procura della Repubblica di Messina, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per un importo superiore a 1,6 milioni di euro nei confronti dell’ex Rettore dell’Università di Messina.
L’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari si inserisce nell’ambito di un’indagine che riguarda plurime ipotesi di peculato, connesse all’appropriazione indebita di fondi destinati alla ricerca scientifica dell’Ateneo peloritano.
Le indagini, coordinate dai magistrati del Dipartimento specializzato in reati contro la pubblica amministrazione e delegate al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, hanno fatto emergere un complesso meccanismo di frode. L’ex Rettore, nella qualità di pubblico ufficiale e responsabile scientifico di numerosi progetti di ricerca del Dipartimento “ChiBioFarAm”, si sarebbe appropriato di ingenti somme di denaro utilizzando documentazione contabile artefatta, formalmente presentata come rimborso spese per attività di ricerca condotte tra il 2019 e il 2023.
Dalle verifiche è emerso che alcune richieste di rimborso erano riconducibili a missioni coincidenti con eventi ippici e che gli acquisti effettuati, formalmente per il laboratorio, riguardavano in realtà materiali destinati a un’azienda agricola riconducibile all’ex Rettore. Anche servizi fotografici e spese di viaggio risultavano collegati ad attività estranee alla ricerca scientifica, mentre bonifici bancari intestati a ricercatori documentavano rimborsi mai sostenuti.
Parallelamente, la Procura ha disposto un sequestro urgente di oltre 860.000 euro per ulteriori somme sottratte a favore della società agricola “Divaga Srl”, collegata all’ex Rettore. In questo filone investigativo, i fondi pubblici destinati ai progetti universitari sarebbero stati dirottati verso la costruzione di strutture per attività equestri, tra cui campi da equitazione e box per cavalli.
L’indagine ha richiesto anche la cooperazione giudiziaria internazionale, con rogatorie evase da Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito, per verificare la veridicità delle fatture provenienti da aziende estere. Alcuni documenti sono risultati alterati, dimostrando che i pagamenti non erano destinati alle attività di ricerca dell’Ateneo.
Le indagini erano state avviate a seguito di esposti di un membro del Senato accademico dell’Università di Messina, che segnalava presunte irregolarità nei rimborsi spese dell’ex Rettore. Successivamente, una verifica interna della Commissione audit straordinaria dell’Ateneo ha confermato anomalie nei decreti di pagamento emessi dal Dipartimento ChiBioFarAm tra gennaio e ottobre 2023.
L’ex Rettore è attualmente indagato, ma si presume la sua innocenza fino a sentenza irrevocabile, come garantito dalla Costituzione. Le indagini proseguono e il processo potrà anche concludersi con la dimostrazione di assenza di responsabilità e la possibile restituzione dei beni sequestrati.
































