Siamo pronti ad uccidere Gratteri e Lombardo. Le minacce di Triolo e le scuse della famiglia

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Tre le telefonate intercettate a Francesco Gennaro Triolo, l’uomo accusato di essere l’autore delle minacce ai magistrati della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e Nicola Gratteri, alcune di esse contenevano esplicite minacce di morte: “è pronta la festa per il giudice Lombardo al parco Caserta” ; “siamo pronti ad uccidere il giudice Lombardo”; “uccideremo il giudice Lombardo”; “siamo pronti a uccidere Lombardo al parco Caserta”; “c’è una bomba al parco Caserta per il giudice Lombardo”; “siamo pronti a uccidere il giudice Gratteri ”. Particolarmente inquietante in particolare una telefonata, dove Triolo  dimostrava di essere a conoscenza, in tempo reale, anche di particolari afferenti all’attività e ai movimenti di uno dei pubblici ministeri minacciati: “Ore 20.37 il giudice Lombardo è tornato a cosa“.  Subito dopo l’individuazione di Triolo come autore delle minacce, il fratello dello stesso con una lettera ha chiarito lo stato dell’uomo  “Mio fratello, Gennaro, è una persona sofferente psicologicamente e se dovesse essere lui, come contestato dalla Procura, il telefonista, di cui alle cronache odierne, è stata solo un’azione di una persona mentalmente sofferente e non legata ad ambienti di qualsiasi natura malavitosi.Non riesco a credere che possa essere il contrario, stante il fatto che non vi siano prove certe su eventuali legami di natura mafiosa”. Nella lettera pubblica l’uomo chiede altresì scusa ai giudici minacciati ed alle loro famiglie “Ciò detto mi permetto comunque, e a prescindere, di porgere le scuse mie personali o meglio a nome della fam. TRIOLO ai Dottori: Lombardo e Gratteri, ribadendo loro la mia stima incondizionata per quanto hanno fino ad oggi fatto per il bene comune della Calabria”.

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