USB, prezzi alle stelle e lavoratori sfruttati: il bilancio amaro dell’estate

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USB Unione Sindacale di Base

USB traccia un bilancio negativo della stagione turistica, denunciando rincari, sfruttamento e irregolarità diffuse, e propone un codice etico per premiare chi lavora in modo virtuoso.

Stagione estiva al capolinea e bilancio amaro per il turismo. La USBUnione Sindacale di Base, in un comunicato stampa, traccia un quadro critico di quella che viene definita senza mezzi termini “un flop a tutti gli effetti”.

Secondo l’organizzazione sindacale, il potenziale del territorio non è stato sfruttato a dovere a causa di una gestione inadeguata e di una visione imprenditoriale che avrebbe accentuato le logiche predatorie del turismo. A peggiorare la situazione, l’aumento incontrollato dei prezzi su beni e servizi, dalle bottigliette d’acqua fino agli affitti e alla ristorazione, accompagnato da regolamenti interni degli stabilimenti giudicati “cervellotici”, che avrebbero scoraggiato i visitatori.

Il sindacato mette in luce anche l’altra faccia della medaglia: lo sfruttamento della manodopera. USB parla di “turni massacranti, salari da fame e tutele assenti” per i lavoratori del settore, ricordando che il turismo contribuisce al 10,8% del PIL nazionale ma continua a produrre “lavoro povero, subordinazione e precarietà”. Le testimonianze raccolte, spiega il comunicato, descrivono condizioni sempre più difficili, aggravate da un calo delle presenze nonostante le risorse investite in campagne promozionali.

Viene inoltre criticata la narrazione portata avanti da parte degli imprenditori balneari, che negli ultimi anni hanno attribuito la carenza di personale al Reddito di Cittadinanza o alla mancanza di spirito di sacrificio dei giovani. Secondo USB, si tratterebbe di “fandonie impietosamente smentite dai dati”, funzionali solo a coprire casi di sfruttamento del lavoro e del territorio.

“L’Unione” punta il dito anche contro l’allargamento degli stabilimenti a scapito delle spiagge pubbliche e contro la campagna di opposizione alla Legge Bolkestein, condotta – si legge – per mascherare inadeguatezze professionali e per mantenere privilegi consolidati.

Il sindacato riconosce che generalizzare sarebbe un errore, ma cita i dati dell’Ispettorato del Lavoro secondo cui oltre il 70% delle attività presenta irregolarità evidenti. L’appello finale è rivolto a chi lavora in maniera virtuosa nel settore e alle autorità locali: “realizzare una sorta di codice etico” che premi le aziende con salari equi e condizioni dignitose, escludendo chi invece ha fondato la propria attività su “sfruttamento e imbrogli”.

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