Arruzzolo: apertura UE all’olio tunisino causa gravi danni ai produtori calabrese

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“La decisione della UE di aprire al mercato europeo una quota di importazione di olio dalla Tunisia per un equivalente di 35 mila tonnellate all’anno è un pericoloso precedente che causa gravissimi danni ai produttori olivicoli calabresi”.

Lo afferma in una nota il presidente del gruppo consiliare regionale del Ncd, Giovanni Arruzzolo.

“Il determinismo dell’Unione europea, peraltro molto lento quando si tratta di permettere all’Italia di godere di un limite di oscillazione rispetto al debito pubblico, altro non serve che ai grandi importatori ed alla grande distribuzione, sempre più padroni del destino della nostra produzione agricola fondamentale. Prima gli agrumi, adesso l’olio! Così è inaccettabile – sottolinea Arruzzolo – e l’azione del Governo, dopo le giuste proteste di questi giorni, che hanno interessato anche la Regione Puglia, deve essere continua e pressante non per proteggere i nostri coltivatori che grandi sforzi stanno facendo, soprattutto con le giovani generazioni, per migliorare la qualità del prodotto, ma per riaffermare gli standard di qualità del nostro olio di oliva, certamente migliore per la nutrizione umana, rispetto alla produzione tunisina. Sulle tavole degli italiani, com’è noto, poco o niente di ‘nostrano’ arriva nelle bottiglie di olio di oliva. Infatti, e la scoperta di frodi è all’ordine del giorno, l’olio extravergine di oliva, tra i prodotti fondamentali della dieta mediterranea, ha poco o niente di extravergine.  

L’olio proveniente dalla Tunisia – evidenzia Giovanni Arruzzolo – cresce dunque come volume di importazione, appesantendo ulteriormente il saldo negativo della nostra bilancia del settore, primo importatore al mondo di olio di oliva (il 35% sul totale mondiale nel 2012) ed esporta il 22% della propria produzione. Dietro questi numeri, di per sè squilibrati, confermano quanto emerso dal rapporto sulle agromafie realizzato dalla Coldiretti secondo cui “i consumatori sono vittime di vere e proprie truffe alimentari dal momento in cui, dietro al paravento di marchi sedicenti italiani ed etichette fuorvianti, vengono commercializzati oli di oliva di bassissima qualità, spesso ottenuti attraverso la raffinazione degli oli importati».

“I Paesi nostri diretti concorrenti  – prosegue Arruzzolo – non solo sfruttano i costi bassi della produzione rispetto ai nostri agricoltori, ma consentono la miscelazione e la deodorazione dei loro oli  in maniera da mutarne le qualità organolettiche e correggendo i difetti qualitativi. Da qui, è necessario che la nostra Regione ed il Governo impongano chiarezza ai nostri concorrenti, e dicano all’UE che i nostri oli non possono finire al macero come già avvenuto per il comparto agrumicolo. E’ questo il nodo vero da affrontare, con determinazione, comunicando ai nostri partner europei che in Italia si consumano i loro formaggi ed è giusto che loro consumino il nostro olio e i nostri agrumi. Ne guadagnerebbero i nostri produttori e la salute dei consumatori”. 

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