Duro attacco di Palaia alla Tripodi: a differenza del sindaco sempre coerente sul tema della legalità

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 Riceviamo e pubblichiamo

Con riferimento alla risposta alla nostra interrogazione del 31.10.2013, con la quale  si chiedeva una parola di chiarezza sui motivi per i quali il Sindaco di Rosarno aveva deciso di non discutere ufficialmente con la Giunta comunale l’eventualità di costituirsi Parte civile nell’ormai famoso processo scaturito dalla lettera di minacce, non assecondando la volontà unanime del consiglio comunale.

La risposta del Primo cittadino, è maldestra, deludente e contraddittoria.

In premessa vi è da precisare che esiste un goffo tentativo di gettare discredito sul sottoscritto che, a differenza del Sindaco, ha sempre mantenuto, specie sul tema della legalità, un atteggiamento coerente con quanto stabilito nel consiglio comunale, nelle delibere del 28.03.2011 e del 30.08.2011, in cui si statuisce senza alcun indugio ed all’unanimità la necessità di costituirsi Parte Civile in tutti i processi di Mafia, in cui l’Ente fosse stato individuato tra le parti offese.

Orbene,  vi è da precisare, che il sottoscritto ha concluso il biennio di pratica forense, nel 2010, ben  un anno prima dei fatti in oggetto, appare evidente  come il Sindaco, nell’intento di aggirare per l’ennesima volta il nucleo della questione, sia incappata nell’ormai consueto strafalcione.

In più, riguardo alla mia assenza alla seduta di Consiglio comunale del 30 agosto 2011, occorre precisare che il sottoscritto si era giustificato verbalmente, come da prassi consolidata, con il presidente del Consiglio Comunale, sig. Antonio Bottiglieri. Sarebbe bastato che il sindaco avesse chiesto al Presidente, com’era logico facesse anche per rispetto istituzionale, e di certo si sarebbe risparmiata  l’ennesima inesattezza.

La Dott.ssa Tripodi, confermando le nostre perplessità più volte denunciate, afferma consapevolmente il falso nella sua risposta,  quando afferma “perché ritenevamo che trattandosi di un reato di minaccia ad un corpo politico amministrativo e non di un reato associativo commesso dalla medesima persona rispetto alla quale eravamo già costituiti nel processo “ALL INSIDE e che lo stesso era ancora in corso, nessun danno ulteriore dovevamo difendere”; infatti da una semplice lettura del decreto di fissazione dell’udienza di rito abbreviato notificata al Comune in data 01.02.2012 avente protocollo 0002039, si evince con chiarezza che il reato contestato al mittente della missiva, era testualmente reato di cui agli artt. 338 c.p. e art. 7 del decreto Legge n°152/91.

Più specificamente si parla nella formulazione dell’imputazione “.. con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 Bis c.p. ovvero di agevolare la attività delle associazioni previste dal predetto articolo”.

Mi risulta che il Sindaco, ed il Vice Sindaco (con delega al Contenzioso) siano entrambi laureati in Giurisprudenza,e spero su questo di non essere smentito, ma a parte il corso di studi in legge sarebbe bastato appena leggere bene in Italiano cosa vi era scritto su quel decreto.

Esprimo grande apprezzamento per l’intervento degli ex Assessori Domenico Scriva e Michele Brilli, i quali, a differenza di altri che evidentemente dovevano salvare la poltrona, hanno senza infingimenti detto la verità: mai nessuna discussione in Giunta sull’argomento , e  nel caso fossero stati partecipati, non avrebbero esitato a votare a favore della costituzione di parte civile.

Ad ogni modo, considerato che due tra i più autorevoli e qualificati Assessori di quella Giunta comunale, hanno sonoramente smentito il Sindaco, rilevato che il gruppo consiliare che mi onore di presiedere ed il Partito che rappresento, mai, e ribadisco mai, hanno partecipato ad una discussione su un argomento cosi rilevante, ci piacerebbe sapere dall’ex capogruppo  PD, attuale Assessore Avv. Italiano, e dai consiglieri del PD, partito  del Sindaco e di maggioranza relativa in consiglio comunale, se questa decisone sia stata condivisa dagli organi del Partito e dal gruppo consiliare.

Dal momento che il Sindaco sostiene che  quella lettera non ha prodotto danno all’immagine del Comune, sarebbe intellettualmente onesto che la Tripodi restituisse tutti i Premi ricevuti nella qualità di presunto “Sindaco Coraggio” minacciata dalla Ndrangheta.

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