La gioiese Federica Centorrino ospite al Salone Orientamenti di Genova

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Torna anche quest’anno al “Salone Orientamenti” di Genova, la gioiese Federica Centorrino, che già nel 2021 aveva raccontato la sua esperienza di vita ed era stata invitata dall’Assessore della Liguria Ilaria Cavo, a portare la propria testimonianza. In seguito anche il Presidente della regione, Toti, aveva espresso, attraverso una nota stampa, grande ammirazione e stima per la 30enne, premiata nella “Notte dei talenti”.

Quest’anno, Federica, invitata dall’assessore alla sanità della Liguria, Angelo Gratarola, nell’ambito del convegno “I mestieri della sanità, professioni a confronto” svoltosi ieri a Genova presso il porto Antico, magazzini del cotone, alla presenza di, Vittoria de Astis rappresentante degli infermieri del San Martino; Carlotta Pennacchietti medico di famiglia e consigliere dell Ordine dei Medici; Elena Barisione primario di Pneumologia del San Martino; Miriam Flore responsabili infermieri Gaslini; Renato Botti direttore generale del Gaslini, ha parlato della sue malattie, con cui ha convissuto in questi anni, ma che non le hanno impedito di portare a termine i propri obiettivi. Federica infatti si è laureata e lavora nello stesso ospedale in cui è stata curata.

“È iniziato tutto nel febbraio 2013 quando mi è stato diagnosticato un LNH, dopo pochi giorni dalla scoperta di questa terribile notizia, mi sono trasferita a Genova, per ricevere le cure necessarie, all’ospedale San Martino; Per il tipo di tumore che mi era stato diagnosticato, ho dovuto affrontare tanti, anzi tantissimi direi, cicli di chemioterapie. Nonostante questo però nel novembre 2013 sono stata sottoposta al trapianto autologo e pochi mesi dopo, nel febbraio 2014, al trapianto allogenico con donatore mio Fratello, e se sono qui a parlare con voi oggi è grazie a lui che mi ha ridato la vita!

il dolore era finito, avevo ricominciato a vivere la mia vita, come ogni ragazza della mia età ma, a marzo del 2021, mi è stato diagnosticato un carcinoma squamoso alla lingua, anche qui non mi sono arresa nonostante abbia dovuto sopportate altri 2 interventi a distanza di 15 giorni.
La malattia però non mi ha fermato neppure questa volta, ed infatti sono riuscita a terminare gli esami ed il tirocinio all’università. E così se lo scorso anno al salone orientamento ho parlato da studentessa di infermieristica oggi vi parlo da infermiera. Ed è proprio nell’ospedale dove sono stata curata che io oggi mi ritrovo a lavorare. Io oggi sono qui a raccontare la mia esperienza vita, forse sono sopravvissuta al cancro perché la mia missione ora è quella di dare aiutare e dare forza agli altri, devo essere portatrice di serenità. Si perché il mio posto è al fianco di tutte quelle persone che soffrono, per poter dare loro conforto e sostegno in questo immenso vuoto che il cancro gli ha creato. Il mio posto è ovunque serva, oltre alle cure mediche e l’assistenza, anche una parola di conforto, un sorriso, una carezza. Molte volte mi guardo allo specchio e dico a me stessa:sarò all’altezza del mio compito? Resisterò? Osservo il mio viso e con tanto orgoglio dico guarda dove sei arrivata. Non finirò mai di aiutare gli altri, perché questa cosa mi rende felice, mi fa stare bene con me stessa e soprattutto mi rendo conto che la mia solarità fa stare bene gli altri. Ci sono giorni dove vengo inondata di messaggi e a volte di chiamate di persone che fanno i controlli o finiscono cicli di chemioterapia, telefonate e messaggi di ringraziamento. La cosa che però mi fa gioire di più è sapere che i miei messaggi in una giornata buia possono essere un supporto e colorare così quei momenti. Nessuno ci obbliga a diventare infermieri, medici quindi se decidiamo di fare questi mestiere dobbiamo ricordare che ai pazienti dobbiamo trasmette fiducia, dobbiamo essere esemplari nel nostro operato ma con la giusta dose di sensibilità verso di loro. Dobbiamo essere sempre di buon umore, quel buon umore contagioso, perché in luoghi come gli ospedali forse insieme alle cure è una preziosa “medicina”. “

Tanta la commozione di Federica, che anche quest’anno, non è riuscita a trattenere le lacrime.

“Pensare di lavorare nello stesso ospedale dove mi hanno ridato la vita, è un grande onore per me. Mi commuoverò sempre, pesando a questo e sono grata oggi perché posso raccontarlo”.

Durante il convegno è intervenuto anche l’Assessore alla Sanità della Liguria: “Diamo il meglio di noi stessi quando ci prendiamo cura degli altri e chi meglio di un sanitario lo
può fare? Un bel confronto con medici, infermieri e manager della sanità- scrive Gratarola- E ad una ragazza che mi ha chiesto come cambierei il test di ingresso a medicina ho detto: più che un test di cultura generale, che lascia il tempo che trova, farei test attitudinali perché diventare medici è molto di più che laurearsi in medicina. Bisogna essere attrezzati a sopportare lo stress, come quello subito durante il Covid, sapere accettare la morte non come sconfitta, ma come atto ineluttabile della vita. Questo serve a elaborare tutti i giorni il lutto che si incontra, non patendolo se siamo certi di avere fatto tutto quello che era in nostro possesso, con le risorse disponibili e le conoscenze che la scienza moderna ci fornisce. Proprio la scienza, anche quella medica – continua l’Assessore- si nutre del dubbio ed è attraverso il dubbio che la scienza cresce: in fondo è bene anche essere un po’ utopici perché il progresso è la realizzazione delle utopie di ieri.”

Negli anni scorsi Federica ha parlato molte volte della sua esperienza, diventando anche testimonial di eventi importanti come il ballo delle debuttanti e testimonial della ricerca sulle malattie oncologiche di Fondazione Umberto Veronesi.

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