Ndrangheta, sequestrati beni per un milione di euro a sorvegliato speciale

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La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni che, su proposta del direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla, è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del locale Tribunale nei confronti del 39enne Santo Gambello, in atto sorvegliato speciale, ritenuto appartenente alla cosca Labate.

Gambello, si legge in una nota, il 25 luglio 2007 è stato arrestato insieme ad altre 37 persone, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Reggio Calabria, emessa nell’ambito dell’operazione “Gebbione”. Il relativo procedimento penale si è concluso nel 2010 con la condanna, emessa dalla locale Corte d’Appello, a 6 anni e 4 mesi di reclusione, per associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni. Nel 2009, la sezione misure di prevenzione del Tribunale reggino ha disposto, tra l’altro, nei suoi confronti l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale e personale, quest’ultima ancora in corso di esecuzione, per la sua appartenenza alla ‘ndrangheta. In tale contesto, Gambello è stato descritto “come un soggetto che già da molti anni ha messo la sua attività a servizio della cosca, autore di estorsioni e stabile intestatario fittizio, attivo nel settore – altamente remunerativo – delle corse clandestine”.

L’odierno provvedimento scaturisce principalmente dalle risultanze investigative derivanti dall’attività di polizia giudiziaria, disposta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Dda e svolta dal Centro Operativo Dia reggino, che ha evidenziato la sussistenza della pericolosità sociale a carico di Gambello, avendo la disponibilità in Reggio Calabria – via Padova – di tre seminterrati adibiti ad uso magazzino ed autorimessa, per una superficie complessiva di circa 1000 mq, pur essendo questi, formalmente intestati all’azienda EDIL MALARA PIEFFE S.r.l., rappresentata da Giuseppe Malara, noto imprenditore reggino operante nel settore edile. Alla luce delle indagini patrimoniali condotte dalla Dia, che hanno permesso di acclarare una macroscopica sproporzione tra i redditi di Gambello e del suo nucleo familiare, rispetto agli ingenti investimenti effettuati nel settore immobiliare, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione M.P. – ha ritenuto sussistenti “i presupposti per accogliere la richiesta di sequestro dei beni immobili”, costituiti dai citati seminterrati, il cui valore complessivo è stato stimato in circa 1,2 milioni di euro.

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