Operazione Cumbertazione, annullamento custodia cautelare Ing. Polifroni

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Martedì 7 novembre u.s. il Tribunale del riesame di Reggio Calabria (dott.ssa Silvia Capone Presidente), accogliendo il ricorso proposto dai difensori avv. Armando Veneto, avv. Clara Veneto e avv. Salvatore Pignataro, ha annullato il provvedimento di custodia cautelare che nella seconda metà del mese di gennaio 2017 aveva attinto l’Ing. Polifroni Bruno di Varapodio, privando della libertà uno stimato professionista, noto per avere progettato e diretto i lavori pubblici più importanti della Provincia di Reggio Calabria eseguiti negli ultimi anni.

L’Ing. Polifroni era stato coinvolto nel procedimento penale denominato “Op. Cumbertazione”, con il quale la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria aveva scoperto una vasta organizzazione criminale, composta da imprenditori professionisti e dirigenti pubblici, volta a monopolizzare i lavori pubblici dell’intera Regione per conto del clan Piromalli di Gioia Tauro.

In particolare all’Ing. Polifroni venivano contestati i delitti di associazione per delinquere e ben cinque ipotesi di turbative d’asta, aggravate dalla finalità di agevolare una cosca mafiosa (art. 7 L. n. 203/91) e relative ad una serie di appalti di opere pubbliche realizzate a Gioia Tauro e facenti parte dei fondi PISU stanziati dalla comunità europea.

L’ipotesi accusatoria formulata nei confronti dell’Ing. Polifroni Bruno iniziava a sgretolarsi sin dalle prime battute, allorquando il GIP presso il Tribunale di Palmi (dott. Paolo Ramondino), chiamato a convalidare il decreto di fermo, escludeva l’aggravante di cui all’art. 7 L. n. 203/91 ritenendo che l’indagato non avesse agevolato alcuna cosca mafiosa ed applicando la misura degli arresti domiciliari in sostituzione della custodia cautelare in carcere.

L’ordinanza veniva impugnata dalla difesa dinnanzi al Tribunale del riesame di Reggio Calabria, il quale, accogliendo parzialmente i motivi di ricorso, sostituiva la precedente misura con il divieto temporaneo di esercitare la professione di ingegnere.

La tesi accusatoria subiva un ulteriore duro colpo allorquando il 3 luglio u.s. la Sesta Sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso proposto dal collegio difensivo composto dagli avv.ti Armando e Clara Veneto e avv. Salvatore Pignataro annullava l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva esaminato il caso dell’Ing. Bruno Polifroni, disponendo un nuovo giudizio di Riesame.

Nella specie, la Suprema Corte di legittimità aveva demolito l’impostazione accusatoria, rilevando come la motivazione dell’ordinanza impugnata: contenesse …una generica elencazione descrittiva di elementi di fatto apoditticamente affermati come indizianti senza alcuna argomentazione valutativa di essi…; non si fosse confrontata …adeguatamente con le specifiche deduzioni difensive formulate dal ricorrente.

Ed ancora: come fosse del tutto indimostrato l’accordo collusivo dell’ing. Polifroni con gli imprenditori Bagalà; come apparentemente le conversazioni intercettatae non disvelano nulla di illecito perché si parla di progetti professionali, di misurazioni e di tutta una serie di questioni che chiaramente rientrano nello svolgimento dell’attività professionale del Polifroni; che l’Ing. Polifroni avesse partecipato, solo ad una gara di appalto tra quelle contestate e che fosse estraneo ad ogni condotta illecita contestata, atteso che non risulta documentato in atti alcun contatto tra il ricorrente ed i coimputati; che gli elementi fattuali esposti dall’ordinanza impugnata fossero connotati da estrema genericità; infine, che non vi fosse prova neanche della partecipazione all’associazione per delinquere contestata.

Aderendo completamente ai principi di diritto fissati dalla Corte di Cassazione ed in pieno accoglimento delle rimostranze difensive, il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria il 7 novembre scorso ha definitivamente sancito la completa estraneità dell’Ing. Polifroni Bruno da ogni reato, il quale potrà pertanto riprendere la propria attività professionale.

 

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