Sanità e diritti in Calabria, la denuncia di Gioffrè scuote Nicotera: “Tutto pagato, ma a caro prezzo”

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Santo Gioffrè

Una regione a due facce. Paesi interni lasciati senza scuole, vie di comunicazione allo stato primitivo, sportelli postali chiusi, cali demografici preoccupanti, infrastrutture inconsistenti, alta velocità cancellata, mentre l’altra faccia della medaglia parla di banche, multinazionali e criminalità che si arricchiscono a discapito dei giovani, che sempre più numerosi se ne vanno, e delle famiglie che faticano a sbarcare il lunario. E, poi, un quadro della sanità pubblica dipinto con colori senza luce: ospedali chiusi, vistosa carenza di posti letto, mancanza di medici e personale infermieristico, cittadini senza medico di famiglia, guardie mediche a singhiozzo, vecchi ospedali in progressivo declino e ospedali nuovi perennemente in costruzione.

Il risultato di tanto sfascio si traduce nel 30% della popolazione che sta rinunciando a curarsi, mentre il 44% cerca scampo al Nord e il restante 26% resta nella sua terra cercando risposte di salute tra il pubblico e privato. E’ questo il triste quadro di una Calabria ‘sbranata’ da ‘cani’ senza scrupoli e destinata alla desertificazione. Una Calabria che viene fuori dal dibattito scaturito dalla presentazione del libro ‘Tutto pagato!’ di Santo Gioffrè.

Gabriele Sganga, Santo Gioffrè, Pino Brosio, Soccorso Capomolla

L’evento, organizzato dall’associazione ‘Difesa diritti del territorio’ (Ddt), s’è tenuto nella sala convegni dell’ente morale ‘Scardamaglia-Longo’ gremita di pubblico nonostante il brutto tempo. Circa due ore di confronto fatto di analisi stringenti, dati sconcertanti e denunce a volto scoperto che i presenti seguono con attenzione senza risparmiare applausi ai relatori che si alternano negli interventi.

Ad accendere la miccia è Mimmo Pagano, portavoce della Ddt che punta il dito sul precario funzionamento della guardia medica Nicotera-Limbadi e propone un fronte comune tra i sindaci del comprensorio per venire a capo della delicata situazione. Ad allargare gli orizzonti è il cardiologo Soccorso Capomolla che sposta l’attenzione sull’intero territorio vibonese e sulla Regione segnalando inefficienze, ritardi, omissioni, superficialità e carenze che stanno minando il settore sanitario. Il suo è un grido d’allarme che scuote da tempo le stanze di enti e istituzioni, mentre la politica resta alla finestra senza riuscire a prendere una posizione efficace per tutelare il diritto alla salute dei cittadini.

A sparpagliare semi di speranza è il prof. Gabriele Sganga, già primario di Chirurgia del Gemelli di Roma e attualmente docente nella stessa Università cattolica. Dall’alto della sua esperienza, spazia a tutto campo sui problemi della sanità, esorta a non perdere fiducia nelle istituzioni con le quali va ricercata la collaborazione, delinea il quadro delle carenze che penalizzano non solo il Sud, ma l’intera Italia soffermandosi, in particolare, sulla mancanza di medici. Mancanza che poggia le basi sull’esiguità degli stipendi e sulla mancanza di garanzie a tutela del loro lavoro. Non a caso ricorda come l’Italia e la Polonia siano, oggi, le uniche due nazioni europee a prevedere conseguenze penali per gli errori medici.

Il compito di chiudere la serata spetta a Santo Gioffrè, medico e scrittore che ha, recentemente, portato nelle librerie di tutta Italia la sua ultima fatica intitolata ‘Tutto pagato! Il saccheggio della sanità calabrese’. Il libro, 132 pagine da leggere tutte d’un fiato, sono una denuncia tanto chiara quanto coraggiosa delle manchevolezze riscontrate nell’Asp di Reggio Calabria durante i cinque mesi che lo hanno visto alla guida, in veste di commissario straordinario, dell’azienda sanitaria reggina. Un’esperienza vissuta in maniera drammatica e che l’intellettuale di Seminara ha affrontato senza piegare la schiena di fronte a pressioni e minacce. Tutto quello che dice è riportato nel suo libro.

Santo Gioffrè sostiene che i poteri forti nell’Asp reggina avevano “il volto orgoglioso dei colletti bianchi: gentili massoni, spocchiosi fornitori di beni e servizi, ricchissimi proprietari di case di cura private, potenti ed espertissimi avvocati, padroni di moderni laboratori di analisi, blasonati studi di diagnostica per immagini, potentissime multinazionali del farmaco poderose banche di factoring”. Parla anche di “dipendenti e funzionari infedeli” e di uno “Stato sfaccettato, deviato, che ha permesso a dei predoni di appropriarsi di enormi risorse pecuniarie pubbliche senza che vi fosse alcun controllo legale”.

Mancanza di controllo che avrebbe consentito, a parere di Gioffrè, il pagamento delle stesse fatture milionarie per tre-quattro volte, nell’indifferenza generale. Uno scempio siffatto avrebbe portato via dalle casse dell’Asp circa quattro miliardi di euro in una ventina d’anni, mentre altri sei miliardi sarebbero stati prelevati dalle risorse delle altre Asp calabresi. Il tutto a danno della sanità pubblica e dei calabresi che oggi non hanno più manco la possibilità di curarsi. Gioffrè non solo non non si è adeguato al ‘sistema’, ma ha denunciato ogni malefatta.

Nel momento più caldo della sua esperienza, è stato mandato a casa da Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione nazionale perché tre anni prima si era candidato a sindaco di Seminara senza, peraltro, essere eletto. Il suo racconto lascia il pubblico esterrefatto. Lascia, soprattutto, aperto un interrogativo: come hanno fatto Prefettura, Procura, Questura, Forze dell’Ordine, Magistratura, Corte dei Conti, Regione e Governi succedutisi nel tempo a non accorgersi di nulla?

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