Scoperto il codice della ndrangheta, trovato manoscritto con regole e riti di affiliazione

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Una sensazionale scoperta, così la definiscono gli stessi inquirenti, quella effettuata nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto di una trentina di persone tra Roma e la Calabria.

Fra gli oggetti sequestrati durante l’operazione, infatti figura altresì,  un quaderno contenente i codici che regolano il “rito di affiliazione” alla Ndrangheta.

Il documento, denominato “Codice San Luca”, conterrebbe informazioni utili per accertare riti e comportamenti degli ndranghetisti.

Dopo l’omicidio di Vincenzo Femia, il cui cadavere è stato ritrovato il 24 gennaio 2013, nel luglio dello stesso anno veniva tratto in arresto Gianni Cretarola, che poco dopo decide di collaborare con la giustizia. Propria a casa di Cretarola viene ritrovato un manoscritto all’apparenza indecifrabile. Gli inquirenti riescono a dare una prima lettura, ma sarà lo stesso collaboratore a fornire “la chiave” per interpretare il testo che verrà ribattezzato “il codice di San Luca”, il quale inizia così: “Una bella mattina di sabato Santo allo spuntare e non spuntare del sole passeggiando sulla riva del mare vitti una barca dove stavano tre vecchi marinai che mi domandarono cosa stavo cercando. Io gli risposi sangue e onore Mi dissero di seguirli che l’avrei trovato Navigammo tre giorni e tre notti fino ad arrivare nel ventre del isola della Favignana”.

Il collaboratore ha poi riferito di legami, affari e riti di affiliazione, disegnando l’organigramma della struttura ndranghetistica : “Giovanni Pizzata era “capo società”, Massimiliano Sestito “contabile”, e lui il “mastro di giornata”. La formula di affiliazione che ha imparato nel carcere di Sulmona, dove è formalmente entrato nell’organizzazione. Formule nuove vengono scoperte “Come si riconosce un giovane d’onore? Con una stella d’oro in fronte, una croce da cavaliere sul petto e una palma d’oro in mano. E come mai avete queste belle cose che non si vedono? Perché le porto in carne, pelle e ossa”, e viene altresì riportato come si diventa uomo d’onore “Per il battesimo ci vogliono cinque persone, non di più non di meno ma nella calzoleria ce n’erano solo due, oltre a me. Gli altri erano rappresentati da fazzoletti annodati. Vi è poi la “formazione del locale”, “Se prima questo era un luogo di transito e passaggio da questo momento in poi è un luogo sacro, santo e inviolabile”. Ed infine l’offerta di sangue. In mancanza di un coltello  il “puntaiolo” impugna un punteruolo da calzolaio. È il novizio che deve pungersi da solo: se non ci riesce al terzo tentativo, l’auspicio è pessimo e bisogna rinviare di sei mesi, ma, così come raccontato dallo stesso, la mano di Cretarola è ferma e il sangue scorre. Prima di iniziare con le tradizionali formule di rito, già conosciute attraverso altre indagini: “A nome dei nostri tre vecchi antenati, io battezzo il locale e formo società come battezzavano e formavano i nostri tre vecchi antenati, se loro battezzavano con ferri, catene e camicie di forza io battezzo e formo con ferri, catene e camicie di forza, se loro formavano e battezzavano con fiori di rosa e gelsomini in mano io battezzo e formo…”.

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