Si è concluso il processo scaturito dall’operazione Deja Vù che è stato celebrato innanzi al Tribunale di Palmi in composizione collegiale. Delle otto persone (Giuseppe Bono, Michele e Rocco Caccamo, Francesco Cosoleto, Pasquale Labate, Pino Priolo, Antonio Russo e Andrea Torre), che nel maggio del 2013 erano state arrestate tra Gioia Tauro e Taurianova dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza hanno scelto di farsi giudicare con la forma del rito ordinario solamente Cosoleto Francesco e Torre Andrea. I due erano originariamente accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe e falso (questi ultimi reati , su eccezione dell’avvocato Infantino, sono stati stralciati) , ma nel corso del procedimento la pubblica accusa, rappresentata dal dott. Gianluca Gelso, ha modificato il capo d’imputazione dei due aggiungendo l’aggravante dell’aver agevolato una cosca mafiosa a norma all’art. 7 della legge 203/91. Per tale ragione l’accusa ha chiesto la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione per Francesco Cosoleto e a dieci anni per Andrea Torre. La Corte presieduta dalla dott.ssa Epifanio (Maione e Crea a latere) accogliendo le richieste della difesa rappresentata dagli avvocati Domenico Alvaro (Torre) e Mimmo Infantino (Torre e Cosoleto), ha escluso l’aggravante di cui all’art. 7 l. 203/91 ed ha condannato Torre alla pena di anni cinque di reclusione e Cosoleto ad anni due e mesi 11. Per quest’ultimo, che nel marzo del 2014 era stato assolto (sempre difeso dall’avvocato Mimmo Infantino) dal reato di associazione a delinquere di stampo mafioso nel processo “Maestro”, è stata altresì esclusa la qualifica di capo promotore dell’associazione.
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