2 Giugno 1946, L’Italia è chiamata al voto con un referendum per scegliere tra Monarchia e Repubblica. Per la prima volta le “elezioni politiche” conoscono il suffragio universale. Lo scrutinio dipinge un’Italia spaccata, quasi tutte le province del Nord votano per la Repubblica mentre un forte sostegno alla Monarchia arriva centro-sud. In un clima molto teso i risultati iniziali sembrano dare ragione ai Monarchici, in seguito la situazione si capovolge. Questo repentino capovolgimento insinua dubbi tra le fila dei monarchici sulla regolarità delle elezioni. Pare infatti che anche i ferventi repubblicani tra la notte del 3 Giugno e l’alba del 4 Giugno prevedessero un’imminente vittoria della Monarchia. A testimonianza di ciò c’è lo scritto del Ministro degli Interni dell’epoca, Romita, che nei suoi diari lascia trasparire tutta la sua preoccupazione per il gran numero di schede scrutinate e che vedevano la preferenza sulla Monarchia. Lo stesso Alcide De Gasperi scrive al ministro della Real Casa che stando così le cose la vittoria della Monarchia sembra molto probabile. Il 5 Giugno del 1946 però il Ministero degli Interni convoca una conferenza stampa in cui si limita a fornire il numero dei voti: 12.182.155 per la Repubblica e 10.362.709 per la Monarchia. Alcide De Gasperi sale al Quirinale ed i Savoia sembrano accettare il risultato. In realtà con un ricorso tramite un gruppo di Giuristi di Padova, i Savoia tentano di delegittimare il risultato. Tutto sembra ancora in gioco ed il Ministro di Grazia e Giustizia, Palmiro Togliatti, si dimostra molto cauto e pur essendo sostenitore della Repubblica invita la Cassazione a non dare ancora il risultato del Referendum. Il 10 Giugno del 1946 il presidente della Corte di Cassazione si pronuncia: legge i voti ottenuti ma non proclama ancora la vittoria della Repubblica. Questo rinvio accresce le tensioni in giro per l’Italia che diventa teatro di scontri molto violenti che porta addirittura a 4 morti nella città di Napoli. Il braccio di Ferro tra Re Umberto II ed Alcide De Gasperi si rivela molto duro col primo che non vuole rinunciare alle deleghe ed il secondo che preme per assumere i poteri. Dopo un feroce tira e molla il Re Umberto II decide di rinunciare alla prova di forza e sceglie l’esilio, senza però far mancare le critiche al Governo e con un pesante proclama alla Nazione accusa quest’ultimo di aver agito unilateralmente ed arbitrariamente mettendo in campo una vera e propria rivoluzione. Il 18 Giugno la Cassazione emette il verdetto finale, l’Italia è una Repubblica a tutti gli effetti, ma lo fa con una forzatura istituzionale ovvero eliminando dal conteggio le schede bianche e nulle contravvenendo a quanto precedentemente varato in termini di elezioni, blindando una vittoria che altrimenti avrebbe prodotto una spaccatura definitiva all’interno della Nazione.
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