Denaro dell’eredità usato per spese personali: sequestro beni a professionista

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Un decreto di sequestro preventivo del valore di circa 376.000 euro è stato eseguito dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Vibo Valentia e dalla Sezione di Polizia Giudiziaria – Aliquota Guardia di Finanza della Procura della Repubblica locale.

Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Vibo Valentia, riguarda un professionista indagato per peculato nell’ambito di una complessa indagine sulla gestione di un’eredità giacente.

Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal procuratore della Repubblica Camillo Falvo e dal sostituto titolare del fascicolo, l’indagato – nominato curatore di un’eredità giacente tra il 2014 e il 2024 – avrebbe utilizzato il conto corrente intestato alla procedura per scopi personali, effettuando bonifici e spese non autorizzate dal Tribunale. Le verifiche della Guardia di Finanza hanno infatti accertato che l’uomo disponeva trasferimenti di denaro su conti di terzi e sul proprio conto personale, indicando causali fittizie come “rimborsi per il pagamento di tributi locali”.

Tra gli episodi contestati spicca anche l’utilizzo dei fondi dell’eredità per il pagamento dell’assegno di mantenimento dell’ex coniuge, un atto privo di qualsiasi legittimazione da parte della curatela.

Alla luce degli elementi raccolti, il GIP ha disposto il sequestro preventivo dei beni nella disponibilità dell’indagato, fino a concorrenza dell’importo indebitamente sottratto. Tra i beni sottoposti a vincolo figurano disponibilità finanziarie, immobili e beni mobili.

Il provvedimento si inserisce in una più ampia attività di controllo avviata dalla Procura di Vibo Valentia per monitorare la correttezza e la trasparenza delle attività di curatori ed amministratori giudiziari, dopo che il Tribunale aveva segnalato diverse anomalie in varie procedure civili. In passato, infatti, sono stati disposti analoghi sequestri nei confronti di altri professionisti coinvolti in condotte di appropriazione indebita di fondi appartenenti a procedure giudiziarie.

La Procura ha ribadito che il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità dell’indagato potrà essere accertata solo con una sentenza definitiva di condanna.

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