A noi le valigie di cartone, ad altri la costosa accoglienza

27

Editoriale di Angelo Zurzolo su Terra di Mezzo

Emigrazione ed immigrazione due fenomeni opposti che però convivono nella Piana come forse in nessun’altra parte del mondo. Di solito in un luogo in cui la gente scappa nessun altro vuole andarci, ma noi siamo l’eccezione che conferma la regola, forse anche per questo siamo la Terra di Mezzo.

La stagione agrumaria è oramai alle porte, e come ogni anno si attende la consueta invasione da parte di poveri disperati provenienti da ogni dove in cerca di fortuna. La macchina dell’accoglienza è pronta, gli amministratori si lamentano che vengono abbandonati a loro stessi… insomma nulla di nuovo sotto il sole della Piana.

Parallelamente a chi arriva, c’è chi invece è costretto a fuggire dalla stessa terra ambita da altri, poiché a chi ci è nato non offre opportunità alcuna. Si tratta di un’emigrazione che non desta scalpore, silenziosa e che non interessa nessuno se non a chi la vive in prima persona. Non è dato sapere il perché, mentre vengono stanziati di continuo fondi per aiutare e migliorare la vita di chi arriva, parallelamente non viene fatto nulla per impedire a chi c’è di restare. Per le migliaia di giovani laureati non vi è alcuno sbocco, alcuna possibilità, ma piuttosto che investire nei cervelli nostrani è più facile e comodo aiutare chi viene da fuori. Si è ormai entrati irreversibilmente in un vicolo cieco, si importa manodopera e si esportano cervelli. Quali possibilità di sviluppo e di crescita può avere un paese dove si mette alla berlina chi può innovare creando lavoro per tutti? A chi giova lasciare scappare chi può, con nuova linfa vitale e nuove conoscenze rilanciare finalmente il nostro territorio per sostituirlo con migliaia di migranti, non interessati a stabilirsi e a crearsi un futuro, ma con l’unico scopo di  racimolare qualche soldo da mandare speditamente alle proprie famiglie. Ipocrisia, finto buonismo, interessi economici? Ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni, con un monito però,  le stesse devono essere il frutto di un proprio ragionamento e convincimento personale e non figlie della paura di apparire brutti e cattivi, perché è proprio facendo leva su ciò che ci stanno fregando, imponendoci di dire quello che ad altri fa più comodo. Mentre siamo abbandonati a noi stessi ci viene quasi imposto di aiutare i “fratelli” africani piuttosto che i nostri figli. Ma si sa, prima o poi si arriva al punto in cui si deve scegliere, e per quanto amore si possa provare per i fratelli, i figli hanno sempre la precedenza.

Articolo precedente Terra di Mezzo
Articolo successivoLa politica gattopardesca, e la Piana immobile