La recente delibera della Giunta Regionale della Calabria che ha approvato le modifiche del “Disciplinare per la gestione faunistico -venatoria del cinghiale”, seppur pomposamente annunciata e volutamente rassicurante, non va assolutamente nella direzione di risolvere il problema della eccessiva presenza dei cinghiali che tanti danni e pericoli hanno causato in questi anni nei quali è stato leso, tra l’altro, il diritto degli agricoltori a coltivare i campi”. E’ netto il giudizio di Coldiretti Calabria che rubrica questo atto della Giunta solo come buona volontà, ma non altro! “Di fatto a legislazione regionale invariata, si è concesso al singolo agricoltore-cacciatore di cacciare anche nelle aree non vocate (prevalentemente agricole) o in quelle vocate che non sono state assegnate e questo potrà avvenire solo nei giorni in cui la caccia è aperta per tutti, mentre necessitava autorizzarlo per tutto l’anno. Si accenna poi ad un piano di prelievo pluriennale (in clamoroso ritardo) per determinare la presenza dei cinghiali e definire l’entità dei necessari abbattimenti. Insomma tutto qua! Misure una tantum che non incideranno in modo strutturale alla definizione dell’emergenza che ha avuto un peggioramento. Certo non si chiede la misura “cinghiali zero” che non è possibile da realizzare, ma “pericoli e danni zero” si può e si deve fare. Cosa fare allora? Coldiretti reitera le richieste e le proposte che sollecita ormai da oltre tre anni e sulle quali la Regione e il Consiglio Regionale devono cimentarsi per risolvere definitivamente il problema. Questo il pacchetto delle proposte avanzate che necessariamente devono iniziare dalla modifica delle norme regionali che risalgono a ventidue anni fa e che erano state pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico e che oggi evidentemente si sono dimostrate non più idonee. Servono urgenti interventi di contrasto all’emergenza da sovrappopolamento di cinghiali per la difesa delle produzioni agrosilvopastorali. 1) Modifica della L.R. n°9 del 17/5/1996; 2) Aggiornamento del Piano Faunistico-Venatorio del 25/6/2003; 3) Ridefinire le aree vocate al cinghiale con l’ausilio dei dati ARCEA; 4) Adozione dei Piani di Controllo e contenimento dei cinghiali; 5) Sollecitare gli Enti Parco al censimento della consistenza dei cinghiali ed al loro contenimento; 6) Attuare il Piano di Sorveglianza Epidemiologica e monitoraggio delle malattie sulla fauna selvatica, con particolare riguardo al cinghiale; 7) Attivazione misura 5 del PSR per interventi di prevenzione danni nelle aree agricole maggiormente colpite; 8) Allungamento del periodo di caccia con la rotazione delle squadre dei cacciatori; 9) Autorizzazione agli agricoltori proprietari e conduttori dei fondi, in possesso di porto d’armi e permesso di caccia, ad effettuare interventi di abbattimento tutto l’anno; 10) Sburocratizzare e semplificare le procedure amministrative per velocizzare il risarcimento dei danni agli agricoltori. “Questo dovrebbe fare la Regione – conclude la Coldiretti calabrese – e se non si prende atto non stupiamoci poi delle manifestazioni di protesta che avvengono sul territorio e che Coldiretti intende sostenere”.
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