Dichiarata deceduta e rinchiusa viva nella cella frigorifera dell’obitorio, morta congelata

15

L’agghiacciante storia risale al 2010, ma ora un tribunale americano ha riconosciuto il diritto della famiglia a fare causa contro l’ospedale per negligenza. Terribile morte per un’anziana donna di 80 anni di Los Angeles, Maria de Jesus Arroyo, dichiarata prematuramente morta, era stata messa nella cella frigorifera dell’obitorio dove però si è svegliata e ha lottato per uscire prima di morire per asfissia e congelamento. Come racconta Los Angeles Times, il tutto è iniziato nel luglio del 2010 quando la donna dopo aver festeggiato il suo 80esimo compleanno con i parenti e gli amici ha avuto un malore ed è stata trasportata in ospedale. Al pronto soccorso del White Memorial Hospital i medici dopo alcune manovre hanno dichiarato la morte della donna per un attacco cardiaco ordinando il suo trasferimento in un congelatore dell’obitorio. La famiglia della donna così ha dato mandato ad un’impresa di pompe funebri di prelevare il corpo per il funerale, ma quando gli addetti lo hanno tirato fuori si sono accorti che era pieno di lividi, con tagli sul volto e sulle mani e il naso rotto. A questo punto ovviamente la famiglia della donna ha fatto causa all’ospedale per il trattamento oltraggioso del corpo. Nel corso della preparazione al processo la famiglia ha fatto la macabra scoperta, un esperto ha assicurato che quei danni non potevano essere stati causati dopo il decesso e anzi che la donna non era morta per un attacco di cuore bensì per asfissia e congelamento. Secondo il patologo quindi vi è una sola possibile spiegazione: Maria era viva quando è stata messa nel frigorifero ma si è svegliata e ha lottato in tutti i modi nei suoi ultimi minuti di vita per liberarsi. La famiglia così si è trovata a ritirare la prima accusa e, ha intentato un nuovo processo, molto più grave, per negligenza medica. Nel 2012 un tribunale di primo grado però rigettò l’istanza per una questione tecnica, avevano fatto causa dopo lo scadere di un anno di tempo previsto dalla legge. Dopo il ricorso in appello, alla famiglia Arroyo però ora è stato riconosciuto il diritto di citare l’ospedale perché, come hanno detto i giudici, “la famiglia non sapeva e non aveva ragione di sospettare che la signora era viva quando è stata posta nel reparto frigorifero”.

Articolo precedente Si taglia le vene davanti al giudice a Reggio Calabria. Posso solo darvi il mio sangue
Articolo successivoManunta (Fp Cgil Rc-Locri): Hospice via delle Stelle, un patrimonio della città a rischio