Gioia Tauro, ritorna l’incubo rifiuti

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Da qualche settimana ormai, chi va a fare spese al mercato del lunedì mattina a Gioia Tauro si accorge di uno spettacolo spiacevole, oggetto di segnalazioni pervenute da parte dei cittadini. In una parte della zona riservata al mercato, infatti, decine e decine di sacchi di immondizia giacciono abbandonati ai bordi della strada creando condizioni sgradevoli per venditori e clienti. Per di più l’indecoroso panorama riguarda la strada solitamente occupata dai venditori di alimentari, frutta e verdura, una zona che dovrebbe invece essere mantenuta pulita più delle altre. Come se non bastasse, accanto alla spazzatura, a contribuire all’incuria che dilaga nella zona Mazzagatti ci pensano erbacce e vegetazione incolta. Del resto vedere mini discariche in giro per la città è diventata più la regola che l’eccezione e la presenza di mucchi di immondizia di ogni genere si registra in non poche zone. Tutto nasce da un intoppo nella pratica della raccolta dei rifiuti casa per casa, che nelle ultime settimane procede a singhiozzo. La causa dell’intoppo che si è verificato anche un mese fa era stata la mancata copertura assicurativa e di carburante dei mezzi addetti alla raccolta differenziata, ma oggi il problema sarebbe invece da ricondurre alle ore di lavoro previste per gli operai addetti alla mansione di raccolta dei rifiuti, non a sufficienza per garantire la copertura di tutti i quartieri della città e tutti i giorni. La spazzatura resta così spesso in casa, inducendo i cittadini a gettare per strada quella di troppo, o addirittura a riversarla nel letto del fiume Budello. Il mancato senso civile di alcuni cittadini, sebbene dovuto all’esasperazione di ritrovarsi l’immondizia in casa, va comunque tenuto a bada, cosa che non avviene data la scarsa – quando non nulla – vigilanza dei punti più critici. La situazione paradossale richiede una soluzione urgente e in tempi brevi prima che Gioia Tauro, fino a qualche mese fa tra i Comuni più virtuosi in  merito alla raccolta differenziata, ripiombi in un’emergenza ambientale.

RAFFAELLA CARUSO

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