È stata un’udienza breve e interlocutoria quella che si è tenuta stamani davanti alla Corte d’assise di Catanzaro in apertura del processo per l’omicidio di Maria Chindamo, l’imprenditrice di 44 anni di Laureana di Borrello (Reggio Calabria), rapita e uccisa a Limbadi (Vibo Valentia) il 6 maggio 2016 e il cui corpo è stato poi dato in pasto ai maiali e i resti distrutti con la fresa di un trattore.
Per il delitto è imputato Salvatore Ascone, di 58 anni, accusato di avere collaborato alla pianificazione, organizzazione ed esecuzione dell’omicidio in concorso con l’ex suocero di Maria Chindamo, Vincenzo Punturiero, che è deceduto, il quale avrebbe commissionato il delitto perché imputava il suicidio del figlio alla separazione che questi aveva avuto da Maria Chindamo.
Ascone avrebbe partecipato avendo interesse, in proprio e in qualità di referente della cosca Mancuso, ad acquisire un terreno dell’imprenditrice.
Nel corso dell’udienza, il difensore di Ascone, l’avvocato Salvatore Staiano, ha sollecitato la Corte a trasferire l’imputato dal carcere di Secondigliano a quello di Catanzaro perché deve essere sottoposto urgentemente a un intervento chirurgico essendo “affetto da una patologia che potrebbe portarlo alla morte”.
Il presidente, Massimo Forciniti, ha riferito che la Corte già dall’8 marzo ha acconsentito a dare il nulla osta per il trasferimento.
Il pm Annamaria Frustaci ha poi spiegato che per 4 mesi Ascone ha rifiutato i ricoveri nelle strutture indicate dalle case circondariali nelle quali era detenuto perché voleva essere operato dal suo medico di fiducia.
La Procura comunque non si è opposta al trasferimento.
L’avvocato Staiano ha quindi accusato l’inerzia della casa circondariale e ha chiesto un sollecito perché venga dato seguito al trasferimento.
Nel proseguo dell’udienza è stata presentata un’eccezione di nullità relativa alla notifica della chiusura indagini.
Le dichiarazioni del fratello di Maria, Vincenzo:
“Abbiamo iniziato, c’era una grande tensione da parte mia, sono sicuro che sarà un percorso certamente difficile, impegnativo, sia dal punto di vista giuridico che da un punto di vista umano ed emotivo”.
Apparso col viso stanco, emozionato e anche un po’ teso, Vincenzo Chindamo, ha partecipato alla prima udienza del processo a carico di uno dei presunti responsabili dell’omicidio della sorella, Maria.
Vincenzo Chindamo non ha nascosto il peso emotivo del processo che andrà ad affrontare: “Abbiamo aspettato otto anni, adesso la paura dei tempi si è affievolita
Siamo tutti fermi a seguire con grande attenzione ogni passo di questo cammino. Mi ha fatto piacere avere accanto anche tanti amici, le associazioni, tante persone che si sono affiancate e che hanno dimostrato vicinanza a solidarietà”.
Presente all’avvio del dibattimento era anche l’associazione Libera rappresentata dal referente provinciale Giuseppe Borrello.
Vincenzo Chindamo, assistito quale parte civile dall’avvocato Nicodemo Gentile, ha raccontato che già da ieri sera ha ricevuto messaggi e attestati di solidarietà e questo, ha detto, “ci fa sentire sempre meno soli e ci conforta veramente tanto”.(ANSA)