La resa dei conti nel dopo voto. Lo scontro locale in FI e PD è rimandato al 5 marzo

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“I conti li faremo dopo le elezioni”. Se la frase, più o meno testuale, non provenisse da persone perbene e amministratori assennati, ci sarebbe da pensare ad una grave minaccia. La verità è che la composizione delle liste elettorali, soprattutto in Forza Italia e Partito Democratico, ha lasciato più di uno strascico polemico. La tensione si è alzata in modo particolare nel reggino. Nell’intera area metropolitana sono risuonati gli anatemi di quasi un centinaio di attivisti storici e amministratori locali di Forza Italia, infuriati per l’esclusione dalle liste per il Parlamento di Alessandro Nicolò, consigliere regionale azzurro e grande mietitore di consensi che, secondo i firmatari, «si è ritrovato nella notte ad essere sostituito assieme a tanti altri candidati già vagliati positivamente dal tavolo, per far posto ai classici paracadutati inseriti e beneficiati per rapporti personali o di segreterie con il dominus di turno». Accuse dure, che qualcuno leggerebbe come quasi un disimpegno, forse al Senato. Proprio a Palazzo Madama, nell’uninominale, la coalizione ha lanciato Marco Siclari, calabrese di nascita ma romano d’adozione, si dice molto legato al presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani. La paura è che, se alla Camera il consigliere regionale Francesco Cannizzaro può contare su un consenso molto ampio e una territorialità indubbia, al Senato qualcuno possa fare uno scherzetto a Siclari ed ai suoi sponsor romani. Il soccorso azzurro, comunque, non è tardato ad arrivare, tanto che un altro schieramento di amministratori e attivisti ha firmato una dichiarazione nella quale si dicono convintissimi di votare centrodestra ed i suoi candidati, senza e senza ma.

Cambiando schieramento, però, non mancano le tribolazioni. I segretari provinciali del Pd hanno invitato tutti all’impegno, mettendo da parte le polemiche. Ma subito dopo è spuntato un documento, firmato da alcuni esponenti storici dei democrat, tra cui l’ex assessore regionale Demetrio Naccari, in cui, con ironia e malcelata insoddisfazione per la composizione delle liste, si dà appuntamento al dopo voto per una stagione forse di congressi straordinari, o comunque di bilanci per chi ha guidato il Pd regionale e chi l’ha rappresentato a palazzo Campanella o in Parlamento. Nel centrosinistra brucia ancora l’esclusione di Marco Schirripa, esponente democrat del partito reggino-locrideo, quasi in lista nell’uninominale del collegio Gioia-Locri, ma escluso la notta prima della consegna delle liste e sostituito dall’ex sindaca di Rosarno Elisabetta Tripodi. Schirripa, però, ha assorbito il colpo, presenziando, di recente, anche all’apertura della segreteria politica di Ottavio Amaro, candidato al Senato all’uninominale nel maxicollegio reggino.

Il voto del prossimo 4 marzo, insomma, non sarà soltanto fondamentale per la composizione del prossimo Parlamento, ma potrebbe innescare un effetto domino sul sistema politico calabrese. Sulla graticola innanzitutto il Pd, che dovrà fare bella figura nei collegi, tentare di tenere contro l’onda berlusconiana e reggere l’urto dei 5 Stelle. Se ciò non avvenisse non sarebbe peregrino pensare che possano cadere teste importanti, da Magorno fino a Puccio e, magari, crollerebbe la credibilità dei candidati locali. In Forza Italia sarà un braccio di ferro correntizio, con Nicolò che presenterà il conto alla prima occasione utile, giocandosi la partita delle influenze locali e un posto da vicegovernatore se il centrodestra vincerà le prossime regionali.

Domenico Mammola

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