Ndrangheta, la nuova geografia delle cosche

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Le Cosche del reggino e del vibonese da una parte e tutto il resto della Calabria dall’altra. Sarebbe questa la nuova geografia della ndrangheta calabrese.

Nel corso della cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario che si è svolta nel palazzo di giustizia del capoluogo calabrese il presidente vicario della Corte d’Appello di Catanzaro, Bruno Arcuri, ha lanciato un allarme: la ndrangheta si sta riorganizzando e sta costituendo una “Provincia autonoma da quella di Reggio, di cui farebbero parte tutti i territori ricompresi nel distretto della Dda di Catanzaro, con eccezione del solo circondario di Vibo Valentia che rientrerebbe in quella di Reggio Calabria”

In particolare secondo Arcuri “le recenti acquisizioni investigative hanno evidenziato il progressivo venir meno del frazionismo delle organizzazioni criminali, essendo emersi fenomeni di concentrazione”, ad esempio in provincia di Catanzaro “si sta realizzando una significativa influenza nell’area delle cosche di mafia della zona crotonese”.

Dallo scenario emergerebbe un grande sodalizio, nel quale rientrerebbero anche le associazioni costituite da soggetti di etnia rom che agiscono sulla città di Catanzaro e che, secondo la relazione di Arcuri hanno il monopolio del traffico di sostanze stupefacenti. Queste nuove alleanze sarebbero la conseguenza, secondo il presidente vicario della Corte d’Appello di Catanzaro “dell’intensificarsi di atti intimidatori anche nei confronti di attività economiche di rilevante importanza in cui sembrerebbero avere avuto un ruolo materiale i soggetti di etnia rom”. E in questa sorta di “nuova alleanza” ci sarebbero contatti anche con i soggetti criminali dell’area del Soveratese. Nel richiamare la relazione del procuratore distrettuale di Catanzaro, Arcuri ha evidenziato anche «i legami fra gli apparati criminali veri e propri e la cosiddetta zona grigia della ‘ndrangheta»

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