Operazione Apegreen, foto arrestati video e dettagli

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L’operazione Apegreen che prende il nome dalla lavanderia all’interno della quale sono state acquisite numerose intercettazioni ambientali vede coinvolte 14 persone accusate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di cocaina, hashish e marijuana, nonché di detenzione e messa in circolazione di monete contraffatte.

Tra gli arrestati, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari figura altresì un poliziotto, Gianluca Castagna, in servizio al Porto di Gioia Tauro, accusato in particolare di aver rivelato informazioni riguardanti la movimentazione dei container.

Al vertice dell’organizzazione vi sarebbe Giuseppe Commisso, detto “u mastro” già coinvolto nell’Operazione Crimine e detenuto al 41 bis e, nel corso delle indagini mediante l’ausilio di intercettazioni sarebbe emerso come le cosche della ionica, con l’ausilio di alcuni esponenti della cosca Pesce di Rosarno importassero ingenti quantitativi di stupefacenti dal Venezuela direttamente al Porto di Gioia Tauro.

Nel corso delle indagini sono stati documentati altresì  la cessione di un chilogrammo circa di cocaina (al prezzo di 41.000,00 euro) da Giuseppe Commisso – tramite Pezzano e Spataro – a Fazari di San Giorgio Morgeto (RC); il coinvolgimento di un esponente di spicco del clan dei Pesce di Rosarno, Domenico Arena (cognato di Vincenzo Pesce) che veniva interpellato dal Mastro per organizzare l’importazione, in un container, di un carico di sostanza stupefacente dal Venezuela, con scalo al porto di Genova; le modalità per far arrivare partite di droga al porto di Gioia Tauro.

Il ruolo di broker della droga svolto da Arena per conto della potente cosca Pesce di Rosarno (RC) è suffragato da alcune intercettazioni ambientali captate all’interno della lavanderia Apegreen, laddove lo stesso  riferiva a Giuseppe Commisso di avere avuto la disponibilità di un grosso quantitativo di sostanza stupefacente, circa cento chilogrammi, che aveva venduto a 39.000 euro al chilogrammo e di avere ricevuto, complessivamente, per tale vendita, somme di denaro che si aggiravano tra i 500 ed i 700 mila euro.

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