Operazione Sansone, foto e nomi dei fermati

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 Alle prime luci dell’alba di oggi, nella Provincia di Reggio Calabria, il personale del ROS e del locale Comando Provinciale Carabinieri con l’ausilio del personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia ha dato esecuzione ad un Provvedimento di Fermo di indiziato di delitto emesso da questa Procura Distrettuale Antimafia, a carico di nr. 26 soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di partecipazione all’associazione mafiosa unitaria denominata ‘ndrangheta, estorsione, detenzione illegale di munizioni ed armi comuni da sparo e da guerra rese clandestine, procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, minaccia e danneggiamento seguito da incendio, tutti aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della predetta associazione mafiosa.

 L’odierno provvedimento precautelare costituisce esito di un articolato impegno investigativo coordinato da questa Procura e condotto, in contemporanea:

–  dal ROS incaricato sia delle ricerche di CONDELLO Domenico cl. ’56 detto U Pacciu, inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del Programma Speciale di ricerca del Ministero dell’Interno[1], che delle attività di contrasto all’assetto associativo della cosca CONDELLO;

–  dal Comando Provinciale Carabinieri Reggio Calabria interessato alle dinamiche criminali delle cosche ZITO – BERTUCA e BUDA – IMERTI, operanti nell’area di Villa San Giovanni (RC), Fiumara (RC) e dintorni, nonché dei GARONFALO operativi in Campo Calabro (RC).

 

Le predette investigazioni sono state condotte su contesti investigativi differenti ma complementari ed, attesi gli evidenti profili di interconnessione, in sinergia dai due Reparti dell’Arma dei Carabinieri. Punto di contatto delle due indagini è costituito dalla influenza della cosca CONDELLO nell’area di Villa S.Giovanni (RC) e zone limitrofe, talché, prima di illustrare le risultanze dell’indagine Sansone, è necessario fornire una prospettiva di ordine contestuale circa eventi ed aspetti organizzativo/strutturali dell’organizzazione a cavallo del 1991 – anno di conclusione della seconda guerra di ‘ndrangheta – cui riferire le più recenti emergenze investigative.

In relazione a ciò si deve dire che le vicende criminali della cosca CONDELLO sono strettamente collegate a quelle delle cosche DE STEFANO ed IMERTI/BUDA. Originariamente, strettissimi erano i legami esistenti tra i DE STEFANO, nella persona di Paolo DE STEFANO, ed i CONDELLO, nella persona di Pasquale CONDELLO cl. ’50 il Supremo, essendo il primo testimone di nozze, unitamente a Giovanni FONTANA della omonima cosca, del secondo. CONDELLO Pasquale cl ’50, grazie alle sue capacità nell’ambito criminale ed ai legami di comparaggio indicati, aveva rapidamente assunto il ruolo di braccio destro del boss DE STEFANO Paolo. Gli equilibri tra i due casati mafiosi iniziarono però a modificarsi in prossimità della metà degli anni ’80:

a.  in conseguenza del matrimonio, celebrato nel 1983, tra IMERTI Antonino detto Nano feroce, esponente[2] apicale della cosca IMERTI/BUDA, e CONDELLO Giuseppina, sorella di Domenico cl. ‘53 U Pacciu e cugina di Pasquale cl. ‘50 il Supremo, matrimonio questo che determinò la cementificazione dei rapporti tra i CONDELLO e gli IMERTI/BUDA ed il rafforzamento della loro presenza nell’area di Villa S. Giovanni (RC);   

b.  nel momento in cui si intravidero le enormi contribuzioni pubbliche legate al Decreto Reggio[3] ed ai suoi appalti milionari, nonché alla possibile costruzione del Ponte sullo stretto.

Le due indicate circostanze contribuirono a determinare i DE STEFANO a pianificare l’omicidio di Nino IMERTI che avrebbe portato allo sgonfiamento del potere dell’aggregato criminale CONDELLO/IMERTI/BUDA nell’area di Villa S. Giovanni ove i DE STEFANO intendevano espandere la loro influenza. Così il 10 ottobre 1985, in quel centro, venne fatta esplodere un’autobomba che provocò la morte di tre persone – SPINELLI Umberto, PALERMO Vincenzo e PALERMO Angelo – guardie del corpo di IMERTI Antonino –  ed il ferimento di quest’ultimo e di BUDA Natale, persona che notoriamente svolgeva la mansioni di autista del boss. Il successivo 13 ottobre, a soli tre giorni di distanza, nel rione Archi di Reggio Calabria, veniva consumato il duplice omicidio del boss Paolo DE STEFANO, capo dell’omonima famiglia, e PELLICANÒ Antonino, la cui ideazione ed esecuzione materiale va ricondotta proprio a CONDELLO Domenico cl. ’56. Quest’ultimo episodio delittuoso ha:

a.  di fatto inaugurato la seconda guerra di ‘ndrangheta e sancito definitivamente la scissione dell’allora nascente cosca CONDELLO – IMERTI – BUDA dallo schieramento Destefaniano, di cui il citato Paolo DE STEFANO era leader indiscusso;

b.  rappresentano l’inizio della carriera criminale di CONDELLO Domenico cl. ’56 nelle file del nuovo «federamento» anti Destefaniano il cui potere si è progressivamente accresciuto in ragione degli arresti di Nino IMERTI nel 1993 e di CONDELLO Pasquale cl. ‘50, da parte del ROS, nel 2008. 

In tale contesto se la cosca IMERTI/BUDA va ricollegata allo schieramento Condelliano.

La seconda guerra di ‘ndrangheta si protrasse sino al 1991, anno in cui tra gli opposti schieramenti[4] venne siglata una pace che, attribuendo aree di influenza alle varie famiglie mafiose interessate, ridisegnò la geografia criminale della provincia reggina ed i rapporti di forza tra le consorterie di ‘ndrangheta, decretando – per quanto attiene al territorio di Villa San Giovanni che qui interessa – l’operatività di entrambi gli schieramenti, tra loro in rapporto di reciproco riconoscimento.

 Passando alla sintetica illustrazione dell’indagine Sansone si deve dire che:

a.  essa ha portato il 10.10.2012 al rintraccio del latitante CONDELLO Domenico cl. ’56 ed alla individuazione della rete di supporto logistico e dei più stretti collaboratori che oggi sono destinatari del provvedimento restrittivo (video nr. 2, 6);

b.  sotto il profilo associativo le indagini condotte dal ROS sul conto dello schieramento CONDELLO – che, come indicato, ha influenza anche nella zona di Villa San Giovanni (RC) per via dei collegamenti con i BUDA/IMERTI – si sono intersecate con quelle svolte dal Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, in corso in periodo coevo, ma a carico dello schieramento ZITO – BERTUCA, pure operante in Villa S. Giovanni (RC) e Fiumara (RC). Ciò in ragione della accertata interazione tra i due schieramenti a causa delle criticità insorte, in ordine alla suddivisione delle attività estorsive. Le indagini hanno così messo in luce la presenza, nell’area villese, di una forte pressione estorsiva e di un controllo criminale esercitato congiuntamente, da più cosche, in modo capillare. Situazione questa che può essere efficacemente riassunta nelle parole di BERTUCA Pasquale che – nel corso di un colloquio in carcere intrattenuto con la sorella BERTUCA Felicia e con il nipote SOTTILARO Vincenzo il 23.08.2010 – invitava i familiari a riferire a LIOTTA Alfio, soggetto incaricato della riscossione dei proventi estorsivi, di «non lasciare scampo a nessuno» con la precisazione di un imprenditore cui doveva rivolgersi che doveva «… essere il primo che glieli deve portare!». Il controllo esercitato sul territorio era così ampio e penetrante che gli esponenti delle consorterie mafiose – oltre a condizionare la vita economica del territorio villese posto che l’avvio di iniziative economico/imprenditoriali doveva ricevere il placet degli esponenti delle varie cosche – erano in grado di risalire agli autori dei furti in abitazione e di veicoli, dei danneggiamenti, e di attivarsi per la restituzione dei beni ai legittimi proprietari, anche dietro il pagamento di una somma di denaro. Entrando più nel dettaglio si deve dire che, nel settore delle estorsioni, i rapporti tra le cosche ZITO – BERTUCA e quelle CONDELLO – BUDA – IMERTI sono caratterizzati da logiche spartitorie dei proventi estorsivi che si sono dipanate non senza momenti di criticità derivanti dalla duplicazione delle richieste estorsive tali da determinare, in alcuni casi, incontri diretti tra i referenti dei due schieramenti. Particolarmente eloquenti sono ancora le parole di BERTUCA Pasquale che, lamentandosi col fratello Vincenzo dell’eccessivo attivismo estorsivo del condelliano VAZZANA Andrea Carmelo nell’area di Villa S.Giovanni, specificava che LIOTTA Alfio gli avrebbe dovuto riferire «… che le indagini sopra di noi non le può fare nessuno! Altrimenti glielo mando a dire con Mico! Perché… tutte le volte che hanno portato… una brioche se la sono mangiata pure loro!» specificando che, quando entravano nell’area di loro pertinenza, «gli devi dire che prima di andare a Cannitello devono “bussare” però!». Nel complesso le attività di indagine hanno permesso di documentare ben 20 episodi estorsivi – consistiti nella pretesa di ingenti somme di denaro – in danno di numerose imprese operanti nei settori della raccolta dei rifiuti solidi urbani e delle costruzioni in generale/movimento terra, impegnate nello svolgimento di servizi ed opere sia private che di interesse pubblico, i cui proventi, sono stati suddivisi tra le predette cosche (video nr. 1, 3, 4, 5, 7 ed 8).

Le relazioni tra le suddette cosche nel campo estorsivo hanno conseguentemente consentito di delineare gli assetti associativi non solo delle cosche CONDELLO – BUDA – IMERTI e ZITO – BERTUCA ma anche della cosca GARONFALO, operante nel limitrofo comune di Campo Calabro (RC).  


 

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