Il male assoluto della Calabria si chiama “mancanza di lavoro”

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Il male assoluto della Calabria si chiama “mancanza di lavoro”; si badi bene, non semplicemente “disoccupazione” (termine che si riferisce a chi il lavoro non c’è l’ha ma lo cerca) ma un fenomeno che coinvolge migliaia di giovani, donne, over 50, eccetera ormai rassegnati alla triste condanna di non avere un impiego regolare e di essere destinati a mai averlo. Su questo assunto, quello sul male assoluto della terra calabra, nessuno osa discutere e/o avanzare dubbi. Persino i principali nemici pubblici della ndrangheta non hanno tentennamenti nell’affermare che proprio la mancanza di lavoro sia tra i più efficaci i concimanti della mala pianta. Governo regionale sindacati, dopo decenni di assistenzialismo sterile e vuoti proclami, hanno concordato che la strada maestra per contrastare la inoccupazione fosse un massiccio e deciso programma di politiche attive del lavoro, tale da consentire a migliaia di persone di entrare, rientrare o evitare l’uscita dal mercato del lavoro. Di certo, la politica ha dovuto prendere altro, oltre che delle pressanti insistenza delle organizzazioni sindacali, anche dei nuovi indirizzi di politica comunitaria che impongono il divieto assoluto di utilizzare i fondi stanziati dall’Unione Europea per alimentare deroghe agli interventi ordinari per le politiche passive per il lavoro. In pratica, se anche lo si volesse fare, mancano i quattrini. 

E allora…politiche attive!!!

Negli ultimi 12/18 mesi, sono molteplici le iniziative avviate in tal senso, con il contributo di idee che il sindacato ha messo a disposizione per dare concretezza e sostanza alle dichiarazione di buona volontà dell’Amministrazione regionale. Di seguito elenchiamo alcune:

• Bando per tirocini negli uffici giudiziari che coinvolge ben 1000 persone da avviare per 24 mesi; • Bando beni culturali che interessa 627 disoccupati e percettori di ammortizzatori sociali in deroga; • Bando scuola anche qui centinaia di possibilità di tirocini; • Bando contributi per assunzioni. Circa 180 soggetti interessati e possibilità di finanziare ulteriormente l’iniziativa per poter scorrere la graduatoria e consentire nuove assunzioni; • Manifestazione di interesse rivolta ad enti pubblici e soggetti privati che vogliono avviare un tirocinio per ex percettori di mobilità in deroga. Ben 33 milioni di euro stanziati che potrebbero interessare circa 7000 calabresi che non godono più di alcun sostegno del reddito; • Bando finanziato con fondi europei per l’autoimpiego con uno stanziamento di oro 10 milioni; • Bando per master universitari rivolto a studenti calabresi con uno stanziamento di 1.200.000 euro. Infine sulla legge regionale 15 la regione non sta mantenendo Fede agli impegni assunti in sede di confronto.

All’occhio esterno, e nell’immediato, potrebbe sembrare che il programma concordato tra la Regione, organizzazioni sindacali e organizzazioni datoriali, stia procedendo spedito. La realtà, purtroppo, dice altro e di diverso tenore. In effetti, gli accordi raggiunti sono molto buoni, ma la fase di svolgimento è caratterizzata da una lentezza che ne pregiudicata l’affidabilita’degli stessi. Pertanto , gli effetti concreti tardano ad arrivare e la gente aspetta… settimane, mesi e qualche volta si supera l’anno. Un’attesa amara, di gente disperata, costretta a vivere una vita di stenti e poco dignitosa ( poco dignitosa nella sua materialità perché, sotto l’aspetto morale, questi nostri conterranei dignità ne hanno da vendere e meritano grande rispetto e, non populista ammirazione).

Perché succede tutto questo? Chi può e deve intervenire?

Ancora una volta, il sassolino che blocca gli ingranaggi sembra essere l’inefficiente ed elefantiaca macchina burocratica della Regione, un apparato gestito anche male da alcuni D.G., ma rispetto al quale la politica di governo regionale ha l’obbligo/dovere di intervenire  e di recidere i rami secchi che a detta della stessa politica sono la causa della ingessatura della macchina amministrativa regionale. 

In una delle molte riunioni del tavolo del lavoro, organismo di confronto tra Regione e organizzazioni sindacali, è emerso un problema semplice e paradossale, pur nella sua drammaticità. Sembra, infatti, che presso il Dipartimento regionale che si occupa di lavoro, sia in funzione un “Ufficio per le politiche attive per il lavoro” il cui organigramma prevede un dirigente e tre impiegati ma, ad oggi sembra sia attivo ed operativo il solo dirigente. Da solo, con abnegazione, professionalità, senso del dovere e, ci sia consentito, grande umanità, cerca di far fronte alla immensa mole di lavoro che deriva dai bandi sopra descritti e anche da molto altro. Impresa titanica e con i risvolti svolti pratici che portano a procedere con la lentezza che abbiamo descritto. Allora diciamo basta! Questa cosa ci indigna e mortifica l’intera Calabria. Vano è il lavoro di confronto, analisi ed elaborazione che sindacati portano avanti da tempo e vano è l’impegno politico di chi ci mette la faccia e rischia il “di dietro”. Vana l’attesa speranzosa di migliaia di calabresi. Il governatore Oliverio non può esimersi da un intervento forte, deciso e risolutivo che imponga al SUO direttore generale di coprire i posti vacanti e mettere l’ufficio nelle condizioni di funzionare a pieno regime. Sarebbe auspicabile un altrettanto provvidenziale intervento su Garanzia Giovani affinché anche questo programma sia funzionante e funzionale agli interessi della Calabria. Troppi giovani attendono, troppi giovani mentre attendono partono e portano con loro la vera ricchezza di un popolo, il ricambio generazionale. Ci auguriamo che il presidente Oliverio abbia orecchie sensibili al nostro richiamo ma ancor prima sia sensibile alle grida di sofferenza del popolo che è chiamato a governare. Se così non fosse, sarebbe inevitabile chiamare a raccolta le voci tristi dei calabresi e inondare la Cittadella regionale di biasimi, lamentele e grida di insoddisfazione che reclamano DIRITTI E DIGNITÀ.

 

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