Coronavirus, i numeri non mentono mai.

Coronavirus, dati e percentuali di letalità

877

“Menti piccole discutono di persone. Menti medie discutono di eventi. Grandi menti discutono di idee. Ma le menti geniali discutono di matematica.”

28.236 morti, l’1,1% di età inferiore ai 49 anni, il 3,6% tra i 50 ed i 59 anni, il 10,9% tra i 60 ed i 69 anni, l’84,4 con età superiore ai 70 anni.

Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, l’età media dei deceduti è di 81 anni (79 per gli uomini e 84 per le donne).

Il 60,3% aveva 3 o più patologie, mentre il 3,8% dei deceduti non aveva alcuna patologia.

In media chi ha perso la vita contagiato da coronavirus aveva 3,4 patologie.

Sono questi i gli utimi dati riguardanti la percentuale di decessi dovuti a Covid – 19 in Italia.

Dati che, considerati gli alti numeri, non possono che essere certi e cristallizzati, insuscettibili di importanti variazioni in termini percentuali.

Ci è stato detto in tutte le salse che il tasso di letalità (rapporto tra morti e malati e) è di oltre il 10%.

L’ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, invece, secondo uno studio scientifico approfondito ha individuato la percentuale di letalità del covid 19 in Italia nell’1,14%, con una forchetta che va tra lo 0,51 e l’1,78.

Si badi bene, inoltre che la letalità è ben diversa dalla di mortalità, ossia il rapporto tra deceduti e popolazione che è pari invece a circa lo 0,04%.

Questo articolo vuole essere una forma di riflessione che non si limiti a post sui social di una o dell’altra parte politica. Si vuole andare oltre agli schieramenti di tifosi , perché purtroppo a questo si è risolta ormai la più grave emergenza sanitaria ed economica dell’era moderna.

L’obiettivo, ambizioso certo, in questo periodo di fake news ed informazione in pillole, è quello di ragionare insieme ponendoci delle domande. Dopo essere entrati in possesso del maggior numero di informazioni statistiche e non politiche, ognungo di noi si darà le opportune risposte.

Da quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato le nuove misure che entreranno in vigore dal 4 maggio si sono sollevate polemiche.  I cittadini si sono divisi in tre grandi schieramenti. Chi è d’accordo con quanto deciso dall’esecutivo, chi ritiene le misure introdotte una sorta di “libera tutti” mascherato e chi invece ritiene il prolongamento del lockdown un’eccesso di prevenzione.

Al di là delle appartenenze politiche e delle simpatia o meno verso chiccessia si ritiene la scelta della quarantena effettuata l’otto marzo ineccepibile e corretta. Siamo onesti intellettualmente, scevri da ogni ideologia. in presenza di una malattia semisconosciuta, con gli esperti (o presunti tali) che affermavano tutto ed il contrario di tutto (come dimenticare chi parlava di semplice influenza e chi di apocalisse), la scelta del Governo poteva essere una ed una sola, il lockdown per contenere il più possibile i contagi da coronovarius e di conseguenza evitare il collasso del sistema sanitario e limitare il più possibile il numero di morti.

Ma dopo 207.428 casi certificati e soprattutto 28.269 morti fortunatamente non brancoliamo più nel buio.

Sappiamo che il Covid 19 è letale quasi esclusivamente per determinate categorie di popolazione, che il “soggetto tipo” a rischio ha un’età di 81 anni e presenta 3,4 patologie.

Altro dato che è stato trascurato e dato ormai per certo è che il virus, il cui primo caso certificato a Codogno è del 20 febbraio, era presente in Italia da un mese prima, ossia dal 26 gennaio. Pertanto prima della quarantena il coronavirus è potuto circolare liberamente per circa quaranta giorni, dove tutti noi, ignari, abbiamo svolto la nostra vita normalmente e senza precauzione alcuna.

Ci viene detto che la seconda ondata, così come avvenuto per la spagnola potrebbe essere molto più letale della prima. Partiamo da dati certi e ragioniamo insieme su questa “minaccia”. Dal 20 febbraio al 23 marzo (quindici giorni dopo la quarantena) sono stati effettuati 275.468 tamponi ed individuati 63.927 positivi con una percentuale del 23%.

Mentre dal 24 marzo al 2 maggio invece sono stati effettuati quasi due milioni di tamponi (1.833.369) ed individuati 145.401 nuovi positivi con un rapporto invece del 7,9%.

Dal 26 gennaio all’8 marzo abbiamo tutti svolto la nostre attività quotidiane senza, ovviamente alcuna precauzione, distanziamento sociale, mascherine, ecc. Nel momento in cui si riprenderà  i nostri comportamenti saranno invece totalmente diversi, useremo mascherine, guanti, non ci daremo strette di mano o abbracci, non prenderemo mezzi affollati e via discorrendo.

È quindi anche pensabile che si possa correre il rischio di una nuova ondata di contagi peggiore della prima?

Consideriamo inoltre i soggetti immuni, oltre ai positivi noti e certificati, vi sono dati sommersi impensabili. Dopo i primi test seriologici effettuati in provincia di Bergamo ad operatori sanitari e persone alle quali non era stato effettuato alcun tampone perché asintomatici o in presenza di sintomi lievi.

Su un campione di 3.320 è risultato avere gli anticorpi, e quindi aver contratto la malattia senza complicazioni il 60% delle persone.

È evidente pertanto come il numero di contagiati reali che hanno contratto il coronavirus e siano guariti senza gravi conseguenze sia notevolmente superiore ai dati ufficiali.

Dimentichiamo appartenenze politiche, interessi personali e ragioniamo, da uomini liberi,  sugli unici dati certi in nostro possesso e ripartiamo da questi senza preconcetti.

“L’essenza della matematica sta nella sua libertà” (G. Cantor)

 

Articolo precedente Coronavirus- Fase 2, da domani visite a parenti, NO ad amici
Articolo successivoCoronavirus- Bollettino regione Calabria, 1114 positivi, 88 morti