Ndrangheta, Operazione Orso foto e dettagli degli arresti a Palmi

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Reggio Calabria. Nella mattinata odierna, a conclusione di una complessa ed articolata attività d’indagine svolta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria (diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro) e dal Commissariato di Palmi (diretto dal vice questore aggiunto Fabio Catalano), con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo di Roma, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica, dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 15 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione mafiosa, in particolare associazione di ‘ndrangheta, nella sua articolazione denominata cosca Gallico di Palmi, oltre che per quelli di riciclaggio aggravato ed intestazione fittizia di beni.

In particolare il gip di Reggio Calabria ha emesso l’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere e degli arresti domiciliari nei confronti di :

  1. Francesco Barbera, 37enne nato a Palmi (in carcere)
  2. Antonino Cosentino, inteso Nino alias “Poldino”, 53enne nato a Palmi, già detenuto per altra causa (in carcere)
  3. Antonino Cosentino, 30enne nato a Palmi (domiciliari)
  4. Domenico Cosentino, 28enne nato a Palmi (domiciliari)
  5. Emanuele Cosentino, 28enne nato a Palmi, in atto latitante (in carcere)
  6. Giuseppe Cosentino, 61enne nato a Palmi (in carcere)
  7. Daniele De Salvo, 32enne nato a Palmi (in carcere)
  8. Domenico De Salvo, 45enne nato a Palmi (in carcere)
  9. Carmelo Gallico, 51enne nato a Palmi, già detenuto per altra causa (in carcere)
  10. Domenico Gallico, 56enne nato a Palmi, già detenuto per altra causa (in carcere)
  11. Teresa Gallico, 66enne nata a Palmi, già detenuta per altra causa (in carcere)
  12. Pasquale Gangemi, 67enne nato a Palmi (domiciliari)
  13. Giovanni Iannino, 59enne nato a Palmi (in carcere)
  14. Santina Iannino, 31enne nata a Oppido Mamertina (domiciliari)
  15. Vincenzo Parisi, 48enne nato a Palmi (domiciliari)

In particolare, Giovanni Iannino e Francesco Barbera, personaggi chiave attorno ai quali ruota l’inchiesta, sono accusati del delitto di partecipazione ad associazione mafiosa, in quanto presunti organici alla cosca Gallico, operante a Palmi, nel mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, nonché in altre parti d’Italia e segnatamente nella Capitale, in concorso con numerosi soggetti, anche appartenenti all’omonima famiglia della ‘ndrangheta calabrese, tratti in arresto nel corso di precedenti operazioni di polizia (note alle cronache con il nome di Cosa Mia 1, 2 e 3, Fiore), finalizzata – attraverso la forza di intimidazione, l’assoggettamento, l’omertà, il controllo capillare del territorio e l’influenza sulla vita pubblica ed economica – a conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche attraverso la partecipazione alle stesse, ovvero attraverso la riscossione di somme di denaro a titolo estorsivo; ad acquisire direttamente o indirettamente la gestione o il controllo di attività produttive nei più svariati settori; ad affermare il dominio sul territorio, da attuarsi anche attraverso accordi con altre organizzazioni della ‘ndrangheta calabrese (in particolare, con la cosca Pesce di Rosarno, e Molè di Gioia Tauro); a commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi; ad accaparrarsi lavori in sub-appalto nei tratti ricompresi tra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla, appaltati al Consorzio Scilla, imponendo alle società appaltatrici, proprie ditte di riferimento (in particolare, l’impresa individuale Galimi Giuseppe, di fatto gestita da Galimi Vincenzo) per l’aggiudicazione dei sub-appalti, delle forniture e, di conseguenza, per l’esecuzione dei lavori.

Le indagini condotte per oltre un anno dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Palmi, su cui si fonda l’intero impianto accusatorio della D.D.A. di Reggio Calabria, hanno consentito di ricostruire il ruolo svolto da:

  • Giovanni Iannino all’interno della cosca Gallico, in qualità di referente nella Capitale, gestore del patrimonio immobiliare a Palmi e a Roma, organizzatore delle intestazioni fittizie finalizzate ad eludere i sequestri dei beni riconducibili alla cosca di appartenenza, plenipotenziario in Italia, da giugno a dicembre 2011, del boss Carmelo Gallico, rifugiatosi a Barcellona (Spagna) dopo aveva violato le prescrizioni imposte con la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Brescia, sottraendosi peraltro all’esecuzione di misura cautelare in carcere. In particolare si è accertato che nell’autunno 2011 Giovanni Iannino, eseguendo le disposizioni di Carmelo Gallico e avvalendosi dell’ausilio dell’avv. Francesco Cardone (professionista palmese attualmente imputato davanti al Tribunale di Palmi per favoreggiamento aggravato dalla finalità di agevolare la cosca Gallico), si era interessato della vendita di un compendio immobiliare riconducibile al sodalizio palmese ed intestato a prestanome, al chiaro fine di prevenire provvedimenti ablatori da parte dell’autorità giudiziaria; a tale scopo Iannino aveva mantenuto i contatti tra Carmelo Gallico, all’epoca latitante in Spagna, e l’avv. Francesco Cardone.
  • Francesco Barbera, in qualità di esattore dei crediti di natura usuraria di Teresa Gallico (soggetto apicale della cosca), nonché gestore, con Antonino Cosentino classe 1961, con Emanuele Cosentino e con il minore xxxxx, delle attività estorsive poste in essere nell’interesse della cosca Gallico;
  • Carmelo Gallico, Domenico Gallico, Teresa Gallico, Giovanni Iannino, Santina Iannino, Daniele De Salvo, Domenico De Salvo, Pasquale Gangemi, Vincenzo Parisi, i quali, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, attribuivano fittiziamente a Santina Iannino, Daniele De Salvo e Domenico De Salvo un fabbricato sito in Palmi alla Via Buozzin. 48-50-52, del valore di € 450.000,00, riconducibili in buona parte ad alcuni componenti della famiglia Gallico, nonché ad alcuni esponenti della omonima cosca, fra i quali lo stesso Giovanni Iannino;
  • Pasquale Gangemi, Vincenzo Parisi, Daniele De Salvo e Giovanni Iannino, in quanto autori di attività di riciclaggio, per avere ostacolato, mediante operazioni di versamento e prelievi su alcuni conti correnti postali, l’identificazione della provenienza delittuosa delle somme di denaro utilizzare per l’acquisto dell’immobile del valore di € 450.000,00 sito a Palmi alla Via Buozzi n. 48-50-52;
  • Antonino Cosentino classe 1961, Giuseppe Cosentino, Emanuele Cosentino, Antonino Cosentino classe 1984, Domenico Cosentino, i quali, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, attribuivano fittiziamente ad  Antonino Cosentino classe 1984 e Domenico Cosentino, che accettavano, la titolarità formale della “C. & C. s.n.c. di Cosentino Antonino & C.” esercente l’attività di vendita al dettaglio di carburanti, autolavaggio, bar e commercio di giornali, riviste e periodici, affittuaria del distributore Tamoil s.p.a., sito in Palmi sulla S.S. 18, riconducibile di fatto alla cosca Gallico.

Contestualmente alle misure cautelari della custodia in carcere ed agli arresti domiciliari, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo dei seguenti beni immobili e società, con sede a Palmi e a Roma, emesso dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della DDA, in quanto riconducibili alla cosca Gallico:

  1. fabbricato sito in Palmi, in via Bruno Buozzi ai civici n. 48, 50 e 52, individuato nel catasto fabbricati del Comune di Palmi foglio 29, particella 318, sub. 8, via Bruno Buozzi n. 44, P1-2-3, cat. A/3, cl. 2, vani 14;
  2. fabbricato sito in Palmi alla via Letterio Francia, lotto edificatorio n. 22 (di mq 151), Comune di Palmi-Catasto foglio n. 31, particelle n. 936, 873, 939, 934;
  3. fabbricato sito in Palmi alla via Gambarie nr. 118, catasto del comune di Palmi al foglio 26, particella 118, subalterno 27, mq 232;
  4. fabbricato sito in Roma alla via Guastalla n. 4, piano I° interno 4 (censita al foglio di mappa n. 448, particella n. 95, subalterno n. 504).
  5. “Il Quadrifoglio s.a.s. di Iannino Rocco”, con sede legale in Roma alla Via Giovanni Maria Lancisi nr. 33/35, con tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale (i crediti, gli articoli risultanti dall’inventario, i beni strumentali, la denominazione aziendale, l’avviamento), i conti correnti, nonché tutte le autorizzazioni all’esercizio dell’attività commerciale concesse dalle Autorità competenti;
  6. “C. & C. s.n.c. di Cosentino Antonino & C.”, con sede legale in Palmi alla Via S. Leonardo nr. 75, con tutti gli elementi presenti nel patrimonio aziendale (i crediti, gli articoli risultanti dall’inventario, i beni strumentali, la denominazione aziendale, l’avviamento), i conti correnti, nonché tutte le autorizzazioni all’esercizio dell’attività commerciale concesse dalle Autorità competenti.

L’operazione odierna, denominata Orso, rappresenta un’ulteriore importante tappa dell’azione di contrasto sviluppata, negli ultimi anni, nei confronti della cosca Gallico, operante a Palmi e comuni viciniori, unanimemente considerata una delle strutture criminali più potenti e temibili della ‘ndrangheta calabrese operante nel mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria.
Nel corso degli ultimi quattro anni, la cosca Gallico è stata duramente colpita da un’azione sistematica di contrasto promossa dalla Polizia di Stato che ha prodotto decine di arresti e numerosi sequestri dei beni ad essa riconducibili. E’ sufficiente ricordare al riguardo le operazioni passate alla cronaca con il nome Cosa Mia I, II e III, l’operazione Fiore, il sequestro di beni operato a Palmi e Roma, riconducili agli imprenditori Mattiani, ritenuti contigui alla citata cosca, nonché il sequestro, avvenuto nell’autunno 2012, di un palazzo, ubicato in Palmi, luogo di residenza della famiglia Gallico, considerato il simbolo del loro potere mafioso.

La presente inchiesta fa luce sulla governance del patrimonio immobiliare, riconducibile alla cosca Gallico, individuato a Palmi e nella Capitale, nonché sulle capacità della consorteria di manovrare nel suo interesse una moltitudine di soggetti disponibili a fungere da prestanome onde consentire agli accoliti di schermarne il patrimonio, soprattutto nel settore immobiliare.
L’attività di indagine, riassunta in una corposa informativa di reato depositata alla DDA di Reggio Calabria dalla Squadra Mobile e dall’Ufficio di Polizia di Palmi, si incentra prevalentemente sulla figura di Giovanni Iannino, storico affiliato alla cosca Gallico, condannato per associazione mafiosa con sentenza passata in giudicato.
L’uomo, anche dopo la condanna (risalente agli anni novanta) avrebbe continuato a far parte della consorteria mafiosa palmese, anche con il ruolo di prestanome. Ed è proprio seguendo le dinamiche che hanno connotato le sue condotte al servizio del sodalizio, che sono stati individuati ulteriori beni, in particolare immobili, che fanno parte di quello che, senza alcuna enfasi, può essere definito l’ingente patrimonio della cosca Gallico, frutto di illecite acquisizioni di cui, nel tempo, si è resa protagonista, conclamatedall’assenza di una lecita spiegazione di vorticosi movimenti di denaro che le investigazioni hanno portato alla luce.
Le complesse ed articolate indagini da cui scaturisce l’operazione Orso, sono state condotte con il supporto di numerose intercettazioni ambientali e telefoniche, delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia (Antonio Russo, Vincenzo Marino, Pasquale Gagliostro), degli esiti delle pregresse attività investigative inerenti il sodalizio Gallico (operazioni Cosa mia I, II e III, Fiore, ecc…), delle dichiarazioni di persone informate sui fatti,nonché di accertamenti documentali e bancari effettuati a seguito delle attività di captazione, che ne hanno confermato la rilevanza indiziaria.

L’esistenza e l’operatività, in Palmi e territori limitrofi, della cosca Gallico risale alla fine degli anni ’70, quando era in corso una sanguinosa faida fra le famiglie Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano da un lato e Condello-Bruzzise dall’altro.
Originariamente le faide erano due, fra loro separate: quella di Palmi fra i Condello e i Gallico e quella di Barritteri fra i Bruzzise e gli Sgrò-Sciglitano. La prima era nata per una questione apparentemente futile, ovvero l’aggressione compiuta da alcuni componenti della famiglia Gallico ai danni di Francesco Condello, a causa di un circolo privato che quest’ultimo aveva aperto in Palmi, città di appartenenza di entrambe le famiglie. La seconda, invece, era stata determinata da comuni interessi su alcune opere pubbliche che dovevano essere realizzate in località “Madonna delle Nevi”, che si estende per circa 170 ettari nella frazione Barritteri, a ridosso del parco naturale del Monte Sant’Elia.
All’inizio degli anni ’80 lo scontro fra i Bruzzise e gli Sgrò-Sciglitano confluì in quello in atto nella vicina Palmi, tra i Gallico e i Condello, ed i due schieramenti di Barritteri, evidentemente nel tentativo di avere rispettivamente la meglio su quello avverso, si allearono ciascuno al fianco di uno dei clan di Palmi. Invero, mentre la famiglia Bruzzise risultava legata da tempo anche per “vincoli di comparato” con la famiglia Parrello di Palmi, i defunti fratelli Sgrò e il cognato Sciglitano risultavano essere “compagni di lavoro” del defunto Antonino Gallico classe 1928. Tale “legame” è stato in seguito rafforzato dalle nozze tra Maria Sgrò e Salvatore Morgante, quest’ultimo nipote della moglie di Antonino Gallico.
Uscita vincente dalla faida, la cosca Gallico, nel corso degli anni, aveva saputo imporsi con la forza e la violenza, acquisendo il controllo illecito di tutte le attività economiche operanti nell’area di influenza. Negli ultimi anni aveva allungato i suoi tentacoli perfino nella Capitale dove attualmente vanta forti interessi nel settore imprenditoriale e commerciale.

Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 7 milioni di euro. Nel corso dell’operazione sono state effettuate numerose perquisizioni nei confronti dei vari indagati durante le quali è stata sequestrata copiosa documentazione ritenuta utile per il prosieguo dell’attività investigativa.

Allo stato il solo Emanuele Cosentino, già latitante dal novembre 2013, risulta irreperibile ed è attivamente ricercato.

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