Reggio e la periferia metropolitana

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Poco meno di un mese fa Reggio Calabria ha scelto il nuovo sindaco e rinnovato il Consiglio comunale. La questione potrebbe sembrare un argomento da addetti ai lavori, esclusivamente materia da politici e osservatori che guardano alle vicende del capoluogo. Non è esattamente così. Giuseppe Falcomatà, neosindaco trentenne e figlio dell’indimenticato Italo, non è soltanto il nuovo primo cittadino di Reggio, ma detiene anche la golden share di quella che sarà, a tutti gli effetti, la città metropolitana reggina, centro gravitazionale di tutta l’area dal 2016. Falcomatà e soci, quindi, avranno potere decisionale anche sui territori di Piana e Locride, in pratica fungeranno da governatori di quella che era la provincia e che invece sarà l’area metropolitana di Reggio.

E’ evidente, quindi, che le scelte, la condotta, gli obiettivi, della nuova compagine amministrativa reggina dovrebbero essere monitorati con attenzione anche dai cittadini della Piana. Non è questa la sede per discutere di ordinamento istituzionale e funzioni della città metropolitana, ma è bene sapere che sarà Reggio città ad ereditare le funzioni del vecchio ente Provincia, con la differenza che non ci saranno più consiglieri e assessori provinciali, ma solo elezioni di secondo livello che catapulteranno sindaci di grandi comuni all’interno del consiglio metropolitano.

La Piana, dunque, potrà giocare un ruolo importante, perché è il territorio con i comuni più grandi. Se si fa eccezione di Siderno, nel comprensorio degli ulivi ci sono Palmi (prima città per numero di abitanti dopo Reggio), Gioia Tauro (terzo centro dopo Siderno), Taurianova (quarto) e Rosarno (quinto). Tra questi solo Rosarno è sceso sotto la soglia dei 15.000 abitanti ed ha perso la possibilità di esprimere un forte esponente alla guida del parlamentino del consiglio metropolitano.

Non c’è dubbio che il nuovo ente rimarrà – come d’altronde la Provincia – un organismo “Reggiocentrico”, ma esiste uno spazio per i comuni della Piana, che non deve essere lasciato libero. Il problema, vero, è che sembra che nessuno dei sindaci locali e delle élite politiche nostrane pare interessato ad un vero dibattito sulle possibilità offerte dall’area metropolitana.

La domanda sorge spontanea: i nostri sindaci sanno di cosa stiamo parlando, oppure saranno catturati ancora dal malvezzo del laissez-faire e ci troveremo proni ai diktat reggini?

Editoriale Terra di Mezzo

Domenico Mammola

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