Gioia Tauro, immondizia in strada per protesta

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La crisi del sistema di raccolta dei rifiuti a Gioia Tauro inizia a creare seri disagi. Nel pomeriggio di ieri, stanchi di tenere in casa l’immondizia da oltre una settimana, i cittadini del quartiere Fiume hanno deciso di agire per dare un segnale forte. Così, hanno caricato i sacchi della spazzatura in macchina e l’hanno depositata sul ponte di Via delle Vite, snodo centrale del quartiere. In poco tempo il ponte è diventato un vero e proprio punto di raccolta dove tanti cittadini, anche di altre zone, hanno portato la spazzatura che avevano in casa, che si trova ancora lì. Questa forma di protesta non è nuova per il quartiere: già nell’agosto dell’anno scorso, in un periodo di blocco della raccolta dei rifiuti come quello di questi giorni, il comitato Fiume aveva invitato i cittadini a prendere questa iniziativa per esprimere il disagio causato dalla spazzatura tenuta in casa, o sul ciglio della porta nell’attesa della ripresa della raccolta differenziata. Questa volta la situazione è diversa: dopo un blocco di alcuni giorni la raccolta della spazzatura è ripartita, ma ad effettuarla è un mezzo di proprietà comunale, che sostituisce i camioncini della differenziata, bloccati dalla società che li gestiva per i debiti del Comune. Ma la soluzione adottata non ha fatto cessare i disagi, in quanto un unico camion non fa in tempo – nell’arco della giornata – a raccogliere tutta l’immondizia che le famiglie gioiesi lasciano sul marciapiede, riuscendo a ripulire al massimo le zone centrali. Questo ha dunque causato l’accumulo di spazzatura in molte case, che ha portato alla forma di protesta di ieri pomeriggio al quartiere Fiume. Sacchetti ed altro genere di spazzatura abbandonata si trova in diversi altri punti della città, segno dell’esasperazione dei cittadini, che non possono fra l’altro servirsi nemmeno dei cassonetti, eliminati dopo l’adozione della differenziata. Lasciarla per strada non è però il modo giusto per sgomberare casa dall’immondizia, che può essere portata, in casi di estrema necessità, all’isola ecologica, che nel frattempo ha riaperto.

RAFFAELLA CARUSO

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