Ndrangheta, sequestrati beni per cinque milioni di euro ad imprenditore

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La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro beni emesso, su proposta del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, dalla  Sezione  Misure di Prevenzione del Tribunale reggino nei confronti di PASSALACQUA Domenico, 64enne imprenditore originario di Reggio Calabria, operante nel settore della ristorazione, ritenuto esponente della cosca BUDA-IMERTI, egemone nel territorio ricadente nei comuni di Villa San Giovanni, Fiumara di Muro (RC) e territori vicini, attualmente in regime di detenzione carceraria.

Il proposto, già destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 9 giugno 2010 dal Gip di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Meta”, nello stesso  procedimento penale, con sentenza del Tribunale di Reggio Calabia  del 7 maggio 2014, è stato condannato alla pena di 16  anni  di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso e turbativa d’asta.

In tale contesto giudiziario, il PASSALACQUA Domenico,  unitamente al BUDA Pasquale ed all’IMERTI Antonino, era risultato partecipe della menzionata consorteria criminale quale imprenditore “al servizio della cosca, operante non secondo logiche di libero mercato ma nel rispetto delle dinamiche oligopolistiche di tipo mafioso proprie degli imprenditori intranei ai circuiti mafiosi”.

Al citato PASSALACQUA, inoltre, nell’ambito della stessa operazione “Meta”, veniva contestata la turbativa di aste giudiziarie che si svolgevano presso il Tribunale – ufficio esecuzioni immobiliari – di Reggio Calabria. In particolare, lo stesso, unitamente ad altri soggetti, turbavano:

1.     un’asta del novembre 2005 “e ne allontanavano i possibili offerenti pure se affiliati ad altre cosche ancorché vicine ma con sfera d’influenza in altre aree territoriali”;

2.     un’asta dell’ottobre 2007 “che si rendeva indispensabile per rimettere in vendita i cinque immobili..omissis…allontanando in tempi diversi altri possibili offerenti”.

Nella citata sentenza del 7 maggio 2014, il PASSALACQUA è stato condannato per il reato associativo, mentre, in relazione al reato di turbativa d’asta, è stato ritenuto colpevole soltanto con riferimento all’asta del 2007 ed è stato assolto, perché il fatto non sussiste, dal reato limitatamente all’asta del 2005.

Nell’ambito del processo “Meta”, in data 23 giugno 2010, il patrimonio riconducibile al PASSALACQUA Domenico era stato inizialmente sottoposto a sequestro e, successivamente, in data 23 settembre 2010, dissequestrato in quanto, a parere dell’organo giudicante, nella ricostruzione patrimoniale prospettata dagli inquirenti dell’epoca, non era stata dimostrata una sproporzione tra i beni del proponendo ed i redditi da lui dichiarati.

Il Tribunale – Sezione  Misure di Prevenzione – di Reggio Calabria, tuttavia,  condividendo integralmente le richieste del Procuratore della Repubblica, sotto il profilo patrimoniale, ha ritenuto meritevole di accoglimento la richiesta di sequestro avanzata.

Le indagini patrimoniali eseguite dalla D.I.A., hanno consentito, in particolare, di acclarare una evidente sproporzione tra i redditi dichiarati dal PASSALACQUA e la consistenza di buona parte dei beni di cui il medesimo aveva la disponibilità ed hanno condotto al sequestro di un patrimonio  di circa  5 milioni di euro, costituito da:                                

–   Quota di partecipazione relativa ad una società operante nel settore della somministrazione di alimenti  e bevande (Bar-Gastronomia);

–   Quota di partecipazione relativa ad una società operante nel settore della ristorazione ubicata in Villa San  Giovanni(RC);

–   Ditta individuale esercente l’attività di panificio in Villa San  Giovanni(RC);

–   12 beni immobili tra ville, appartamenti, attici e terreni, ubicati in Villa San  Giovanni(RC);

–   1 autovettura di lusso modello Porsche Carrera 911;

–   1 imbarcazione da diporto a motore, modello Coverline Cabin 8.30, della lunghezza di circa 8 metri;

–   disponibilità finanziarie.

Il sequestro è il risultato di una articolata attività di indagine patrimoniale, coordinata dalla D.D.A. di Reggio Calabria, svolta dal Centro Operativo DIA di Reggio Calabria nell’ambito della costante e intensa attività istituzionale diretta ad aggredire i patrimoni mafiosi illecitamente accumulati.

Negli ultimi 3 anni il Centro Operativo DIA reggino, nell’aggressione dei patrimoni illeciti costituiti dalla Criminalità Organizzata, ha sottoposto a sequestro beni mobili, immobili e rapporti finanziari per un totale di  1.007.957.528,00 euro e a confisca per un valore di 477.325.600,00 euro.

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