Avvelenamento di acque, indagati funzionari della Regione Calabria

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Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di avvelenamento colposo di acque e, per i dirigenti regionali, anche d’abuso d’ufficio, omissione di atti e falso. Sono queste le accuse  notificate questa mattina a sette funzionari in servizio presso la Regione Calabria e a tre imprenditori accusati. L’inchiesta denominata  ”Acqua sporca due”  riguarda l’utilizzo dell’acqua che, proveniente dal bacino dell’Alaco, è stata utilizzata per fornire la rete idrica di molti comuni vibonesi e catanzaresi. In particolare le indagini hanno permesso di accertare come anziché procedere alla classificazione delle acque del bacino, erano state analizzate le acque di due delle numerose fiumare affluenti facendo attribuire una classificazione in categoria A3, ”acque potabili previo trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione” dell’invaso, non corrispondente al vero. Ma non solo, i carabinieri del Nas hanno altresì scoperto come vi fondi pubblici dirottati, ossia, sarebbero stati utilizzati diversamente i fondi originariamente destinati all’implementazione tecnico-organizzativa dell’Arpacal. A beneficiarne sarebbe stata un’azienda privata mediante lo svolgimento di una gara d’appalto del sistema di rilevamento quali/quantitativo dei corpi superficiali della Regione Calabria. Dai documenti esaminati si ipotizza che sia stata illecitamente trovata la copertura finanziaria soltanto dopo l’aggiudicazione.

Nel corso dell’operazione i carabinieri del Nas hanno acquisito mediante una perquisizione, documenti nei dipartimenti regionali Ambiente, Obiettivi strategici e Lavori pubblici, e in due società private tra Vibo Valentia e Roma. Si tratta del secondo filone d’indagini, l’inchiesta infatti, ha già portato alla richiesta di rinvio a giudizio di altri sedici indagati tra funzionari e amministratori pubblici, e dirigenti Sorical.

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