Gioia Tauro è sempre stata una città a vocazione commerciale nonostante al giorno d’oggi si tenda ad identificarla per quel Porto che è diventato più un peso che un’opportunità per la prima città della Piana. La famiglia Irrera da oltre 25 anni ha deciso di investire nel settore dell’abbigliamento, e continua a resistere alla crisi globale che sommata ai problemi territoriali ha giustiziato un gran numero di commercianti che sono stati obbligati a “chiudere bottega”, oggi ne parleremo con Roberto Irrera che dal 1989 sostiene la sua famiglia in questa che è diventata una battaglia giornaliera.
C: Come comincia quindi la vostra avventura a Gioia Tauro?
R: Comincia tutto nel 1989, anno in cui apriamo il nostro primo punto vendita: una pellicceria nella rinomata, purtroppo mai avviata, Galleria del Centro. Nel 1991 poi decidiamo di trasferire l’attività vicino Piazza dell’Incontro che si trova sempre al Centro di Gioia Tauro, non ci occupiamo più di pellicce ma di abiti da cerimonia. Infine, nel 1994, rileviamo la nostra attuale attività, passando dagli abiti da Cerimonia al cosiddetto “Fashion Street”.
C: Il cognome Irrera lascia intendere chiaramente le vostre origini non calabresi, come mai la scelta di investire a Gioia Tauro?
R: Mio padre è di origini messinesi, ma sua madre era di Gioia Tauro. Dopo una lunga parentesi in Francia decide di trasferirsi a Gioia Tauro. Nel 1989, come dicevo prima, apriamo la nostra prima attività, poiché Gioia Tauro in quegli anni era il centro del Commercio della Piana. Tantissimi abitanti dei paesi limitrofi e non solo invadevano le vie del centro per fare shopping. Centinaia di attività commerciali e migliaia di lavoratori rappresentavano la più grande “Impresa” di Gioia Tauro, peccato che non sia più così.
C: La tua ultima frase lascia intendere un cambiamento in negativo nel corso degli anni, a cosa attribuirebbe questa parabola discendente?
R: Dal punto di vista nazionale conosciamo tutti cosa è accaduto: la pressione fiscale soffoca le attività con tasse spesso inutili o strumenti dannosi come gli studi di settore. L’IVA negli ultimi anni è salita dal 10 al 25%. Questo concatenarsi di cose ha messo spalle al muro i commercianti come noi, ma oltre alle responsabilità Nazionali ce ne sono anche di Territoriali e sono anche gravi. Gioia Tauro a causa di una forte miopia politica ed amministrativa ha ceduto il passo ad altre realtà della Piana come Polistena o Rizziconi per esempio dove è sorto un grande centro commerciale. Hanno investito poco e male nel settore urbanistico e dei lavori pubblici. La nostra è una città a vocazione commerciale, la storia parla chiaramente, eppure ancora si continua a sottovalutare questa sua peculiarità e potenzialità quando invece andrebbero aiutati, sovvenzionati, coccolati e tutelati tutti coloro che vogliono incrementare questo settore. Potremmo essere il fiore all’occhiello dell’intera provincia e invece…
C: Lei cosa suggerirebbe per incrementare questo settore che appunto rappresenta la naturale vocazione di Gioia Tauro?
R: Innanzitutto siamo uno dei pochi paesi a poter vantare una Galleria in pieno centro, eppure quest’ultima è oramai quasi del tutto abbandonata e lasciata marcire. Al corso poi potrebbe essere un’ottima idea la costituzione di un Centro Commerciale Naturale con zona verde, zona parcheggio e zona relax e non sembra poi un’utopia visti i soldi che sono stati sprecati per cose nettamente più inutili. Infine penso ad un mercato ittico ed ortofrutticolo per agevolare e regolarizzare i pescivendoli ed i fruttivendoli che a Gioia Tauro sono in molti e si ritrovano ad affrontare anche loro mille difficoltà.