Gioia Tauro, sentenza operazione Panda. Due assoluzioni e tre condanne

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 Si è concluso in primo grado, dinanzi al GUP del Tribunale di Reggio Calabria dott. Antonino Foti, il processo nato dall’operazione denominata “Panda”.

Alla sbarra vi erano cinque persone di Gioia Tauro, Infantino Salvatore, Palumbo Salvatore, Iannì Francesco, Saverino Vincenzo e Condello Vincenzo, tratti in arresto alle prime luci dell’alba del 4 Ottobre 2016 dagli uomini del Commissariato PS di Gioia Tauro, a seguito di ordinanza emessa dal Gip di Reggio Calabria su richiesta del P.M della Procura Distrettuale di Reggio Calabria, d.ssa Giulia Pantano.

L’accusa per tutti era quella di associazione a delinquere finalizzata al traffico degli stupefacenti, porto e detenzione di armi, reati tutti aggravati dalla modalità mafiosa di cui all’art. 7 l. 203/91.

L’operazione ruotava attorno alla figura di Salvatore Infantino, ritenuto l’organizzatore ed il capo del sodalizio.

Al giovane, difeso dagli avv. Renata Zito e Girolamo La Rosa, oltre al ruolo apicale nell’associazione, venivano contestate quindici ipotesi di cessioni di stupefacenti nonchè il porto e la detenzione delle armi.

Per lo stesso Infantino, l’Ufficio di Procura aveva richiesto la pesante condanna ad anni venti di reclusione.

Pesanti erano state anche le richieste per Iannì Francesco (difeso dall’avv. Girolamo la Rosa) ad anni quindici di reclusione, per Condello Vincenzo (avv. Girolamo La Rosa e avv. Fortunata Copelli) anni diciotto di reclusione, per Saverino Vincenzo (avv. Girolamo La Rosa) anni dodici di reclusione e per Palumbo Salvatore (avv. Nocita e Gianfranco Giunta) ad anni diciotto di reclusione.

L’indagine si era avvalsa di riprese video tramite telecamere installate nei pressi di un garage di Gioia Tauro, laddove di inquirenti ritenevano vi fosse la base operativa del gruppo.

Erano stati filmati diversi incontri degli imputati con altri soggetti, incontri finalizzati per l’Ufficio di Procura ad altrettante cessioni di stupefacenti.

Il collegio difensivo ha contestato tutte le ipotesi accusatorie, a partire dalla ipotizzata associazione, nonché le singole ipotesi di spaccio.

Il GUP, all’esito della camera di consiglio, escludeva per tutti l’aggravante dell’art. 7 e la sussistenza dell’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ed assolveva Saverino Vincenzo e Palumbo Salvatore da tutti i reati contestati per non aver commesso il fatto, mentre Infantino Salvatore veniva ritenuto colpevole di tre reati (ed assolto per altri dodici capi di imputazione) e condannato ad anni dieci di reclusione, Iannì Francesco veniva ad anni otto di reclusione (con assoluzione da due capi di imputazione) e Condello Vincenzo veniva condannato ad anni nove di reclusione (con assoluzione da tre capi di imputazioni).

 

Infine, per tutti gli imputati, veniva disposta l’immediata scarcerazione. 

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